giovedì 30 maggio 2013

Kirghizistan e ingresso in Cina.

24 Maggio. Alle 11.00 siamo già in Kirghizistan. È stata la dogana più semplice e rapida del viaggio: nessun modulo, nessuna dichiarazione e controlli ridottissimi. Se non dovessimo riuscire a entrare in Cina questo è decisamente il luogo ideale per vendere la Passat e uscire dal paese senza che nessuno se ne accorga. In dogana incontriamo un gruppetto di ciclisti olandesi che sta pedalando attraverso l’Asia passando di università in università. Hanno molti contatti locali e si offrono di darci una mano a far girare la voce tra studenti e famiglie nel caso dovessimo vendere l’auto.

Pranzo a base di frittelle nel bazar di Osh.
Nel pomeriggio imbocchiamo la Pamir High Way verso sud e ci dirigiamo verso il confine cinese.
Veniamo fermati da quattro finti poliziotti in borghese che cercano prima di ottenere i nostri passaporti, poi di entrare in auto e infine di prendere le chiavi. Qualche minuto veramente poco piacevole ma alla fine riusciamo a filarcela senza inconvenienti.

Trascorriamo la notte riparandoci dalla pioggia in un rudere abbandonato dove ci affumichiamo per bene tentando di fare un fuoco al chiuso con legna verde e bagnata. Abbiamo finito il gas da 2 settimane e da allora abbiamo sempre cucinato raccogliendo la legna e accendendoci un fuoco.

Bazar di Osh. Una delle tante bancarelle che ha attirato la nostra attenzione.


Bazar di Osh. Uno dei classici snack per i locali: palline di yogurt concentrato.


Sulla strada per la Cina. Il primo passo a 2400metri. 

Notte nella casetta tra le montagne.


25 Maggio. Trascorriamo la mattinata, aspettando che spiova al riparo nella nostra casetta, giocando a briscola e mangiando frittelle. Alle due riprendiamo la strada per il passo che sale oltre i 3600m di quota. La pioggia si trasforma in nevischio e poi in bufera. Continua a nevicare e la strada è completamente bianca e quasi deserta ma fortunatamente riusciamo a passare il valico senza problemi. Se non riusciremo ad entrare in Cina probabilmente sarà necessario aspettare parecchi giorni prima che il passo sia di nuovo percorribile per tornare in città a vendere l'auto. 

Il paese dove speravamo di trovare una connessione ad internet è composto da meno di venti case, la maggior parte delle quali non si possono definire tali.
 
Decidiamo di proseguire fino al confine sperando di perdere quota e uscire dalla bufera. La dogana è chiusa per il week-end. Ci aspettano due gelide notti in tenda a 3000m prima di poter tentare l’attraversamento. Se non altro a questa quota ha smesso di nevicare.


Inizia a nevicare seriamente. Crescono le preoccupazioni.

Quasi in cima al passo, 3600m e tanta neve.

Verso il passo. 84km, pendenza media 8%.

Usciti dalla bufera, si torna verso valle.

Pochi km dal confine cinese.




26 Maggio. Giornata di ozio nei pressi del confine. Ne approfittiamo per fare qualche semplice ma necessaria riparazione.

Riparazioni in dogana. Rampa artigianale per sollevare bene l'auto.


Il villaggio della dogana.


27 Maggio. La mattina presto mi avvio da solo verso la dogana cinese. Abbiamo deciso di tentare l’ingresso in Cina separatamente in modo da avere qualche chance in più di riuscire a passare con l’auto. In questo modo speriamo che i doganieri possano avanzare meno pretese potendo contare su un solo portafogli di un giovane studente Dopo un paio d’ore di discussioni riesco ad ottenere il permesso per staccare le targhe e proseguire al controllo successivo con la speranza di riuscire a passare con una generosa ma limitata mancia.

Parlando con uno dei doganieri vengo però a sapere che i 500 euro di “budget corruzione” che avevamo preventivato non sarebbero quasi sicuramente bastati e che per tentare la sorte al secondo posto di controllo avrei dovuto percorrere quattro ore di sterrato tra le montagne. Inoltre, in caso di esito negativo, mi sarei ritrovato senza il visto per rientrare in Cina una volta venduta l’auto.
Non sapremo mai come sarebbe andata a finire ma forse per questa volta è meglio aver desistito. 
Così non rischieremo di essere ospitati in una prigione cinese per aver tentato di importare un'auto illegalmente.

Nel pomeriggio riattraversiamo il passo che porta ad Osh che fortunatamente è ancora aperto. Appena arrivati in città ci lanciamo in una serie di trattative per la vendita dell’auto. Finiamo a dormire a casa del proprietario di una compagnia di autobus kirghisa che sembra interessato all’acquisto della Passat.

Incredibile a dirsi ma una Passat del ’97 in Kirghizistan vale oltre i 4000 dollari.

(Purtroppo per la reimmatricolazione di un veicolo con più di 13 anni sono necessari 3200 dollari. Visto che l’auto va cancellata dal registro italiano e reimmatricolata in quello locale il prezzo di vendita crolla vertiginosamente.)

Si torna ad Osh, si va a vendere la Passat!


Sulla strada per Osh.

28 Maggio. Finiamo col vendere la Passat al proprietario di un autolavaggio che è disposto ad offrire 1000 dollari per il mezzo (gli viene così a costare 4200 dollari).

La giornata passa lentamente tra traduttori, notai e uffici vari. L’ufficio della motorizzazione è un piccolo prefabbricato appoggiato a bordo strada vicino al bazar delle auto. Il responsabile mi accoglie con un saluto seguito da “sorry tired, yesterday many many long beer, twenty!”. Vi lascio immaginare come è finita la compilazione delle pratiche in russo.

Abbandoniamo la Passat: 82 giorni, 12 stati, 10 forature, 850 litri di carburante e 19000km dall’inizio del viaggio. Da domani si prosegue a piedi!
 
In serata Abdivali, il nuovo proprietario, ci fa riaccompagnare fino al confine da un suo amico. È la terza volta che percorriamo i 270 km che separano Osh dalla dogana cinese e questa volta speriamo sia l’ultima.

Dormiamo per la prima volta a pagamento affittando un container ai poliziotti della dogana.


Il passaggio di proprietà. La targa torna a casa con noi per cancellare l'auto dal PRA.

29 Maggio. Sveglia alle 8.00 per l’apertura della dogana. Alle 16.00 siamo finalmente all’ultimo posto di controllo cinese dove partecipiamo ad una messa in scena incredibile.

Ci fanno aspettare due ore pronti a sfilare davanti al bancone del controllo passaporti per l’uscita dalla Cina. La recita deve essere perfetta perché al momento dell’azione saremo in video conferenza con una riunione dove è presente il capo della dogana (che non è al corrente di tutto ciò). L’obbiettivo di questa incredibile quanto illegale montatura è far sì che la frontiera rimanga aperta anche di pomeriggio nonostante lo scarso traffico di merci e passeggeri.

E pensare che un paio di giorni fa avevamo deciso che con i cinesi non fosse il caso di scherzare tentando di entrare con la macchina senza aver pagato quegli 8000 dollari per i documenti ufficiali…

Trascorriamo la notte a Kashgar in un ostello nella città vecchia. Finalmente abbiamo a disposizione una connessione Wi-fi. Purtroppo internet è nuovamente filtrato. Per fortuna ho ancora tutti i programmi usati per le connessioni in Iran che permettono di aprire blogger e e-mail. (Per Facebook non hanno alcun effetto, ci dovremo procurare il proxy adatto...)


Fraintendimento con il nostro tassista. Quello sullo sfondo non è decisamente l'ostello che stavamo cercando...

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