mercoledì 1 maggio 2013

Qeshm e strada per Shiraz


27 Aprile. 10.00 di mattina.  Siamo seduti in 40cm di torbidissima acqua bollente. Non è proprio quello che ci aspettavamo dal primo rinfrescante tuffo nell’oceano, ma è pur sempre acqua di mare.

In questa zona del paese la temperatura impedisce che qualunque attività lavorativa abbia luogo se non di prima mattina. Anche per noi, nei momenti più caldi della giornata, tutto procede a rallentatore.

Nel pomeriggio sbarchiamo sull’isola di Qeshm sotto una leggera pioggia. Il servizio per la breve traversata è organizzato con un paio di chiatte arrugginite trainate da vecchi rimorchiatori.

Trascorriamo la notte in tenda in una stretta valle nascosta tra le basse montagne rocciose dell’isola.


La traversata per l'isola di Qeshm.



28 Aprile. In mattinata facciamo ancora un tentativo per trovare una connessione ad internet in uno dei piccoli villaggi costieri. Dopo un’ora di peregrinazioni di paese in paese ed abitazione in abitazione veniamo portati da un artigiano locale che da giovane aveva imparato un po’ di inglese lavorando su una nave norvegese per i rilevamenti petroliferi nel Golfo Persico.
Ci mettiamo a chiacchierare con Assad e ci facciamo consigliare qualche posto per andare a fare un bel tuffo in mare.

Nel pomeriggio Assad viene a cercarci sul tratto di costa selvaggia a sud dell’isola e ci trova intenti a raccogliere lumache di mare e catturare granchi per preparare una buona pasta allo scoglio.
Ci invita a passare la notte a casa sua e ci propone di andare con lui a visitare una grotta di sale e le altre meraviglie dell’isola. Accettiamo l’invito di buon grado e ci lasciamo guidare dal nostro cicerone per il resto del pomeriggio.

La sera ci porta a “raccogliere” il pesce per la cena con un suo amico pescatore. 20.30, buio pesto, bassa marea. Camminiamo verso il mare aperto lungo una rete fissata a dei pali alti quattro metri.
Assad ci spiega come funziona questa trappola: quando l’acqua si ritira i pesci seguono la rete senza poterla attraversare e si ritrovano incanalati verso una gigantesca gabbia dalla quale non riescono più ad uscire. Due volte al giorno, durante la bassa marea, ci si reca alla gabbia di rete e si raccolgono i pesci spiaggiati.



La grotta di sale sulla costa sud dell'isola.

Interno della grotta di sale con il nostro cicerone ed il suo amico.

Canyon di Char Khuh

Purtroppo per lui questo bellissimo (e buonissimo) esemplare di granchio gigante ha finito la sua serata vivo dentro un fuoco.





29 Aprile. 8.30 AM. A distanza di dodici ore siamo di nuovo nella gabbia per vederla con la luce del sole. Poco più tardi ci avviamo verso la costa sud-est dell’isola di Qeshm alla ricerca di un tratto di mare dove fare un bagno con la maschera. Ci fermiamo su una spiaggia di fronte ad un’isoletta vicina; di solito nei canali di passaggio il mare è vivo e pieno di pesci. Il fondale è basso, la corrente è fortissima e ci sono almeno una decina di tartarughe che continuano a girare davanti alla riva. Nel tentativo di inseguire una tartaruga per attaccarmi e farmi tirare finisco fin troppo vicino ad uno squalo di due metri. Fine del gioco; lasciamo stare le povere tartarughe e ci accontentiamo di vederle rimanendo ad una decina di metri da riva con la finta sicurezza di un bastone che avevo affilato qualche sera prima per andare a caccia di polipi.

Nel pomeriggio riusciamo ad organizzare un’immersione per l’indomani. Fra e Ghimba non hanno il brevetto e sono alla loro prima esperienza con le bombole ma il ragazzo del centro immersioni ci fa capire a gesti che non ci sono problemi.



La gabbia terminale della trappola durante la bassa marea mattutina.


Interno della gabbia. I pesci più piccoli rimangono incastrati nella rete mentre quelli più grandi si spiaggiano sul fondo quando la marea si ritira.

Uovo di una specie di pesce gatto di mare estratto dalla bocca del papà dove era custodito. Gli occhi in movimento allo stato ancora embrionale ne fanno uno degli incontri più incredibili di questo viaggio.





30 Aprile. Sveglia all’alba. Smontiamo rapidamente la tenda ed alle 7.00 siamo sul luogo dell’appuntamento. Dopo una lunga attesa, numerosi fraintendimenti e discussioni in ogni lingua, abbandoniamo il centro e andiamo a fare snorkeling da soli noleggiando l’attrezzatura nel centro accanto.
Nel pomeriggio torniamo sulla terraferma e ci avviamo in direzione di Shiraz.

Ci fermiamo per la notte in un paesino vicino a Lar e ci abbuffiamo in un baretto che farcisce dei panini incredibili. Il proprietario ci invita a casa sua a fare una doccia e poi al matrimonio di sua cugina e suo zio. Qui sembra che i matrimoni tra membri della stessa famiglia siano una pratica comune.

Questa è la prima sera di una festa di tre giorni. Secondo la tradizione, gli uomini iniziano la serata con un combattimento con i bastoni a ritmo di musica e proseguono poi con una danza sventolando dei foulard colorati. Le donne festeggiano in un locale separato fino al momento della danza in cui sono comparse numerose affacciandosi a porte e finestre.
Dopo infinite strette di mano con tutti i cugini e i parenti, siamo stati coinvolti nella cerimonia e ci siamo ritrovati a combattere e poi ballare insieme al resto degli invitati fino a notte fonda.



Le danze serali. Gli uomini ballano in cerchio sventolando foulard colorati.

Il combattimento. Ad ogni attacco il ragazzo sulla destra deve colpire lo sfidante sotto il ginocchio utilizzando un bastone flessibile. Tutti i ragazzi sullo sfondo aspettano il loro turno per partecipare.

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