1-2 Maggio. In
mattinata riusciamo ad arrivare a Shiraz e ad ottenere l’estensione del
visto per avere il tempo di concludere tutte le pratiche burocratiche in Iran.
Trascorriamo il
resto della nostra permanenza in città tra le classiche visite di moschee,
palazzi, bazar e tombe di poeti. Piove quasi ininterrottamente per due giorni
ma fortunatamente conosciamo una ragazza che, pur non potendoci ospitare, ci
trova una sistemazione in un appartamento di famiglia che al momento è in
ristrutturazione. Niente acqua né gas;
solo un tetto, la luce e dei tappeti su cui sdraiarsi: più che sufficiente per
i nostri standard.
3 Maggio. La mattina visita alla splendida Persepolis, antica città risalente al regno degli Achemenidi(550-330 a.C.)
Nel pomeriggio
parecchie ore in auto per tornare verso Tehran. Trascorriamo la notte in
tenda sotto il portico di una moschea. Un paio di settimane fa non ci saremmo
mai permessi di cucinare e dormire in un luogo del genere ma oramai abbiamo
capito che è concesso campeggiare praticamente ovunque. Nel giro di qualche
minuto arrivano anche quattro iraniani che, piantata la tenda, si preparano un çay
(tè) per scaldarsi prima di andare a dormire.
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Ingresso a
Persepolis. Esclusi un paio di giapponesi ed un americano, il resto dei
visitatori sono tutti iraniani.
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4 Maggio. Di nuovo immersi nel caos cittadino di Tehran.
Chiediamo indicazioni per il bazar ad un ragazzo che, dopo una breve
spiegazione in farsi, tenta di venderci una frizione per auto che portava con
sé in un sacchetto.
Mattinata tra i
vicoli del bazar più grande di tutta la Persia. Non solo spezie e tappeti ma
anche un’infinità di altri articoli di piccole e medie dimensioni spaziando
dalla cancelleria ai vestiti fino ai classici bicchierini per il çay.
Aspettiamo le
nove di sera per muover nuovamente l’auto in un traffico quasi accettabile e ci
dirigiamo verso il quartiere delle ambasciate. Piantiamo la tenda nel vicolo
del consolato uzbeco sapendo che presto o tardi qualcuno sarebbe venuto a farci
smontare il nostro campo nomadi.
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Negozio di
palloncini
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Le strade della
capitale. Qualche metro di spazio libero per tentare l’attraversamento.
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Giardini del
palazzo Golestan a Tehran.
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5 Maggio. Con
nostra grande sorpresa ci svegliamo con il sole delle nove che filtra tra gli
alti palazzi. Incredibile ma vero; nessuno ha avuto da ridire sul nostro
accampamento nel bel mezzo di un quartiere residenziale.
Ritiriamo il
visto uzbeco e andiamo a far domanda per il turkmeno che ritireremo a Mashhad
settimana prossima. Davanti al consolato turkmeno conosciamo una coppia di
tedeschi che ci dà delle pessime notizie sui documenti necessari per affrontare
le dogane cinesi. Per ora meglio non pensarci, perché le probabilità che la
passat non riesca a varcare il confine sono altissime…
Nel pomeriggio
lasciamo i passaporti al consolato cinese, che li terrà fino a giovedì, e ci
avviamo verso le montagne a nord della capitale. Verso sera arriviamo in cima
ad un passo chiuso per neve e decidiamo di trascorrere lì la notte. Dormiamo a
3400m, ospitati nel rifugio di due simpatici militari a guardia di un’antenna
per trasmissioni.
Il primo,
taciturno e religioso, passa le sue giornate in quota studiando legge e
pregando. Ci racconta che osserva le regole del ramadan durante tutto l’anno e
mangia una sola volta al giorno (alle tre di notte prima di iniziare il suo
turno di guardia).
Il secondo ci fa
letteralmente impazzire. Parla, urla e canta ininterrottamente per quattro ore
alternando farsi, turco, arabo e nomi di calciatori italiani. Mentre si prodiga
in questo show finisce un intero pacchetto di Bahman accendendo ogni
sigaretta direttamente dal mozzicone della precedente.
6 Maggio. Sveglia
all’alba e salita in vetta ai 4200 metri del
Kolon Bastak lungo una facile cresta di roccia e neve. Nello zaino corda ed
imbrago che fortunatamente non tornano utili. Dopo l’assordante serata è
veramente piacevole passare una mezza giornata nel silenzio della montagna.
Nel pomeriggio
torniamo in auto fino in pianura e riattraversiamo tutta la catena montuosa
percorrendo una strada alternativa. Dopo cinque ore di auto arriviamo sulla
costa del Mar Caspio all’ora del tramonto. Tuffo in mare e poi subito a cercare
una spiaggia dove passare la notte.
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In vetta al Kolom
Bastak. 4200m
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7-8 Maggio. Alla
ricerca dei castelli degli Assassini tra le valli dei monti Alborz.
Notte vicino ad un torrentello dove decidiamo che è veramente arrivato il
momento di lavare qualche vestito.
I panorami dalle
rocche dove un tempo sorgevano queste antiche fortezze sono magnifici.
Purtroppo invece, dopo il passaggio dei mongoli, delle costruzioni è rimasto solo
qualche cumulo di pietre di scarso interesse.
Mercoledì sera
rientriamo per la terza ed ultima volta nella capitale. È già notte e andiamo ad accamparci a colpo
sicuro vicino al consolato cinese pronti per il ritiro visti dell’indomani.
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Vista dalla
tenda. Mattino sul Mar Caspio prima di tornare nell'interno verso le valli degli assassini.
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Tornanti tra le foreste dei monti Albroz. |
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Notte tra le montagne. È arrivato il momento di fare il bucato! |
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Rocca del forte
di Alamut.
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