sabato 18 maggio 2013

Nord dell'Iran: Tehran, montagne e Mar Caspio.


1-2 Maggio. In mattinata riusciamo ad arrivare a Shiraz e ad ottenere l’estensione del visto per avere il tempo di concludere tutte le pratiche burocratiche in Iran.

Trascorriamo il resto della nostra permanenza in città tra le classiche visite di moschee, palazzi, bazar e tombe di poeti. Piove quasi ininterrottamente per due giorni ma fortunatamente conosciamo una ragazza che, pur non potendoci ospitare, ci trova una sistemazione in un appartamento di famiglia che al momento è in ristrutturazione.  Niente acqua né gas; solo un tetto, la luce e dei tappeti su cui sdraiarsi: più che sufficiente per i nostri standard.


3 Maggio. La mattina visita alla splendida Persepolis, antica città risalente al regno degli Achemenidi(550-330 a.C.)
 
Nel pomeriggio parecchie ore in auto per tornare verso Tehran. Trascorriamo la notte in tenda sotto il portico di una moschea. Un paio di settimane fa non ci saremmo mai permessi di cucinare e dormire in un luogo del genere ma oramai abbiamo capito che è concesso campeggiare praticamente ovunque. Nel giro di qualche minuto arrivano anche quattro iraniani che, piantata la tenda, si preparano un çay (tè) per scaldarsi prima di andare a dormire. 



Ingresso a Persepolis. Esclusi un paio di giapponesi ed un americano, il resto dei visitatori sono tutti iraniani.




Carnet di 180 biglietti per il nostro ingresso a Persepolis. Risultato di un’inflazione galoppante e di una nuova legge (approvata due mesi fa) che prevede un prezzo dieci volte superiore per i turisti stranieri.


4 Maggio.  Di nuovo immersi nel caos cittadino di Tehran. Chiediamo indicazioni per il bazar ad un ragazzo che, dopo una breve spiegazione in farsi, tenta di venderci una frizione per auto che portava con sé in un sacchetto.
Mattinata tra i vicoli del bazar più grande di tutta la Persia. Non solo spezie e tappeti ma anche un’infinità di altri articoli di piccole e medie dimensioni spaziando dalla cancelleria ai vestiti fino ai classici bicchierini per il çay.

Aspettiamo le nove di sera per muover nuovamente l’auto in un traffico quasi accettabile e ci dirigiamo verso il quartiere delle ambasciate. Piantiamo la tenda nel vicolo del consolato uzbeco sapendo che presto o tardi qualcuno sarebbe venuto a farci smontare il nostro campo nomadi.
 
I vicoli del bazar coperti da tettoie in lamiera.
 

Negozio di ricevute per fatture e multe.



Negozio di palloncini

Le strade della capitale. Qualche metro di spazio libero per tentare l’attraversamento.

Giardini del palazzo Golestan a Tehran.



5 Maggio. Con nostra grande sorpresa ci svegliamo con il sole delle nove che filtra tra gli alti palazzi. Incredibile ma vero; nessuno ha avuto da ridire sul nostro accampamento nel bel mezzo di un quartiere residenziale.
Ritiriamo il visto uzbeco e andiamo a far domanda per il turkmeno che ritireremo a Mashhad settimana prossima. Davanti al consolato turkmeno conosciamo una coppia di tedeschi che ci dà delle pessime notizie sui documenti necessari per affrontare le dogane cinesi. Per ora meglio non pensarci, perché le probabilità che la passat non riesca a varcare il confine sono altissime…

Nel pomeriggio lasciamo i passaporti al consolato cinese, che li terrà fino a giovedì, e ci avviamo verso le montagne a nord della capitale. Verso sera arriviamo in cima ad un passo chiuso per neve e decidiamo di trascorrere lì la notte. Dormiamo a 3400m, ospitati nel rifugio di due simpatici militari a guardia di un’antenna per trasmissioni.

Il primo, taciturno e religioso, passa le sue giornate in quota studiando legge e pregando. Ci racconta che osserva le regole del ramadan durante tutto l’anno e mangia una sola volta al giorno (alle tre di notte prima di iniziare il suo turno di guardia).

Il secondo ci fa letteralmente impazzire. Parla, urla e canta ininterrottamente per quattro ore alternando farsi, turco, arabo e nomi di calciatori italiani. Mentre si prodiga in questo show finisce un intero pacchetto di Bahman accendendo ogni sigaretta direttamente dal mozzicone della precedente.



6 Maggio. Sveglia all’alba e salita in vetta ai 4200 metri del Kolon Bastak lungo una facile cresta di roccia e neve. Nello zaino corda ed imbrago che fortunatamente non tornano utili. Dopo l’assordante serata è veramente piacevole passare una mezza giornata nel silenzio della montagna.

Nel pomeriggio torniamo in auto fino in pianura e riattraversiamo tutta la catena montuosa percorrendo una strada alternativa. Dopo cinque ore di auto arriviamo sulla costa del Mar Caspio all’ora del tramonto. Tuffo in mare e poi subito a cercare una spiaggia dove passare la notte.

In vetta al Kolom Bastak. 4200m


7-8 Maggio. Alla ricerca dei castelli degli Assassini tra le valli dei monti Alborz. Notte vicino ad un torrentello dove decidiamo che è veramente arrivato il momento di lavare qualche vestito.
I panorami dalle rocche dove un tempo sorgevano queste antiche fortezze sono magnifici. Purtroppo invece, dopo il passaggio dei mongoli, delle costruzioni è rimasto solo qualche cumulo di pietre di scarso interesse.

Mercoledì sera rientriamo per la terza ed ultima volta nella capitale.  È già notte e andiamo ad accamparci a colpo sicuro vicino al consolato cinese pronti per il ritiro visti dell’indomani.


Vista dalla tenda. Mattino sul Mar Caspio prima di tornare nell'interno verso le valli degli assassini.






Tornanti tra le foreste dei monti Albroz.

Notte tra le montagne. È arrivato il momento di fare il bucato!


Rocca del forte di Alamut. 

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