venerdì 7 giugno 2013

Cina: Xinjiang



30-31 Maggio. Visita a Kashgar. Siamo nello Xinjiang, nord-ovest della Cina. Questa regione ha un forte legame con l’Asia Centrale e gli abitanti hanno spesso lineamenti più uzbeki o kirghisi che cinesi. Il cibo è estremamente più vario (e speziato) di quello incontrato negli altri paesi attraversati fino ad oggi; anche se apparentemente è nulla in confronto a quello che si incontrerà nel sud-est asiatico.
Sui mezzi di trasporto sono assolutamente all’avanguardia. Il 90% dei mezzi in circolazione in città è vecchio e scassato ma completamente elettrico. Silenziosissimi e ad emissioni zero!

Altro fatto abbastanza stupefacente è la forte presenza di donne nei numerosi cantieri edili sparsi ovunque sul territorio. Lavorano esattamente come gli uomini, su e giù dalle impalcature, tra assi calce, mattoni e ferri del mestiere.

Tra le altre novità c’è quella del fuso. In questa regione vi è un orario comunemente usato dalla popolazione uigura e uno imposto da Beijing (Pechino) per tutte le attività ufficiali. Ad esempio: se fissi un appuntamento sarà con orario locale, se invece devi prendere un bus o un treno sarà orario di Beijing. Decidiamo di basarci su quello ufficiale in modo da non perdere i mezzi che dovremo usare da una città all’altra. In questo modo il sole sorge verso le 7.00 e tramonta poco prima delle 23.00!

Dopo due giorni in città, venerdì prendiamo l’autobus notturno verso Kuqa. Invece dei soliti sedili reclinabili ci sono tre file di cortissimi letti a castello.

Vendita di merendine attraverso la cancellata della scuola.

Partita a biliardo in mezzo alla piazza.

Pranzo alle bancarelle del bazar.

Ora di cena: chi vuole una testa di pecora?

Abbiamo assaggiato tutti questi spiedini ma la composizione dei più rimane ancora non identificata...






1 Giugno. Arriviamo a Kuqa in mattinata dopo una lunga e “movimentata” notte. La città è piccola e senza particolari attrattive. Non c’è molto da vedere, cerchiamo un parco dove rilassarci e aspettare il pomeriggio per prendere il treno per Urumqi.
Le cuccette economiche sono finite, optiamo per il posto a sedere. La situazione non è paragonabile a quella dei treni indiani ma, in ogni caso, non è proprio confortevole. Sopra i sedili, sotto i sedili, in mezzo allo stretto corridoio: nel giro di qualche ora c’è gente sdraiata ovunque ci sia uno spazio orizzontale disponibile.
In questa comoda sistemazione Fra riempie ripetutamente il thermos di vomito. Nel pomeriggio gli erano comparse delle macchie rosse su tutto il corpo e ora iniziamo a preoccuparci che possa essere qualche cosa di serio.
Mentre Fra dorme già sotto un sedile, io e Ghimba intavoliamo (con il supporto di un dizionario italiano-mandarino) una lunga e lentissima conversazione con un cuoco cinese ventitreenne. 


Notte in autobus. Due delle tre file  di cuccette a due piani.

Mattina in treno: molti sono scesi ma qualcuno dorme ancora.


2-3 Giugno. Urumqi, Fra si è fortunatamente ripreso ma ora è il turno di Ghimba. Niente bolle ma solo una forte febbre che lo fa dormire per una trentina di ore filate. Rimandiamo di un giorno la partenza per l’est.

Dall’inizio del viaggio è la prima città moderna dotata di una discreta skyline. Fingendo di essere clienti di un hotel di lusso (facile per dei ragazzi europei), con una semplice firma sull’elenco degli ospiti riusciamo a salire all’ultimo piano del grattacielo più alto. Dietro una porta dimenticata aperta troviamo una scala a pioli che ci porta sul tetto ancora in costruzione. La vista è magnifica.
  
Passiamo il pomeriggio passeggiando nella rilassatissima atmosfera dei parchi cittadini dove moltissimi anziani si radunano a cantare, ballare, suonare, giocare a ping-pong e a partecipare ad altre mille attività di gruppo.
Due notti in un ostello in centro città dove incontriamo un sacco di viaggiatori con le mete e i piani di viaggio più incredibili.


Cartello dettagliato in Mandarino e Uiguro.  Di scarsa utilità per il nostro vagabondaggio in città...
Gioco di riflessi sporgendosi dal tetto del grattacielo più alto.
Urumqi dall'alto.
Cortile della scuola elementare dietro l'ostello.
Il parco nel centro di Urumqi.
Ancora nel parco.

4 Giugno. Ghimba è di nuovo in forma. In tarda mattinata saltiamo sull’autobus per Turpan che ci porta in quella che sembra essere la seconda depressione più profonda del mondo: -154m.

Noleggiamo tre biciclette, tiriamo su solo la tenda e due cose da mangiare e all’imbrunire ci avviamo verso i Monti Fiammeggianti: una zona di deserto che sembra essere particolarmente suggestiva.
Trascorriamo la notte in una piccola oasi verde in mezzo al deserto.

5 Giugno. Alle 5.30 AM siamo già in piedi per il sole. Fa già caldo e abbiamo ancora una ventina di km per arrivare al sito. Per fortuna due gentilissimi locali ci offrono un passaggio su un camioncino e ci regalano un paio di angurie per rinfrescarci.
Il ritorno sotto il sole è provante e in città ci fermiamo all’hotel che ci ha noleggiato le bici per godere dell’ombra e aria tiepida della hall. Le temperature sfiorano i 40 gradi nelle ore calde della giornata.

Nel pomeriggio giriamo per la città facendo gare in bicicletta attaccandoci a camioncini, tuc-tuc, motorini e ad ogni altra sorta di trabiccolo di passaggio.
Doccia con la canna nel giardino dell’hotel (tre stelle) e poi via di corsa per non perdere il bus a cuccette verso Dunhuang.

Monti Fiammeggianti nella caldissima depressione di Turpan. Quasi 30 km di bici dalla cittadina.

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