domenica 31 marzo 2013

Ultimi giorni di Marzo.



28 Marzo. Ancora a spasso per le incredibili vallate della Cappadocia.

Notte di luna piena sui colli dietro Goreme.

Vallata di Zelva.

Interno di un'abitazione nella valle di Zelva.



I turisti di Pasqua sono arrivati. Dalle 6 alle 7 di mattina il cielo si riempie di mongolfiere.

 
29 Marzo.  La sera entro in una delle mille agenzie turistiche di Göreme per chiedere informazioni sulla salita al Nemrut Dagi, e scoprire se sia possibile svalicare in auto per scendere poi sul versante opposto. Incontro Alberto, gentilissimo signore italiano sulla sessantina che lavora in Cappadocia da quattro anni. Dopo essersi informato da un collega locale, mi viene data la conferma che la strada esiste e, visto che i tour sono iniziati regolarmente, il passo dovrebbe essere percorribile. Rimango a chiacchierare a lungo con Alberto il quale, avendo scoperto che dormivo in macchina sulla collina vicina, mi offre di passare quella notte nella sua pensione. Durante quella serata in agenzia, prolungata dalle infinite discussioni per risolvere i problemi con i due soci turchi, salta fuori che il pulmino per il transfer all’aeroporto del giorno successivo non è più disponibile. Due parole e mi aggiudico il posto di tassista ufficiale per la mattina seguente.
Non sarà un lavoro da curriculum, ma mi permette di pagarmi un bel po’ di benzina per continuare il viaggio.


 
Valle Bianca, vicino a Goreme.

Raggi di sole sulla valle Rosa.

Airport Transfer!



30 Marzo. 8.30 di mattina. Buona parte della mia attrezzatura è ora saldamente legata sul tetto, i sedili sono tutti montati, ed il bagagliaio è quasi vuoto. In una ventina di minuti di lavoro ho trasformato la passat, dalla versione camper, ad una macchina in grado di portare altri quattro passeggeri con relativi bagagli. Accompagno all’aeroporto di Nevsheir una simpatica famigliola di Treviso con due bimbe piccole, e poi  mi metto subito in marcia verso il Nemrut Dagi.

Nel tardo pomeriggio arrivo alla base del massiccio del Nemrut. Inizio a salire su una ripidissima strada dissestata che mi avrebbe dovuto portare in vetta in un’ottantina di km. All’imbrunire mi ritrovo al termine della strada. Davanti a me solo due immense ruspe spalatrici ed un muro di neve alto due metri. Era ancora presto per la cena e dopo nove ore di guida ininterrotta avevo proprio bisogno di sgranchirmi le gambe. Sono le 18.40, parcheggio la passat e inizio a salire verso la cima. Vado alla ricerca delle gigantesche statue del famoso complesso funebre costruito proprio sotto la vetta intorno al primo secolo AC.
Il sole è tramontato e, sotto una stellata incredibile, inizio a camminare di buon passo con la sola luce della frontale ad illuminarmi la via. Mi aspettavo di stare in giro una mezz’ora ma, di cima in cima mi ritrovo a camminare nella neve fino all’una di notte.


 
Complesso funerario sulla vetta del Nemrut illuminato dalla luna (e dalla mia torcia frontale).

Di ritorno dalla camminata. Notte in cima al passo.


31 Marzo. La notte a duemila metri è passata senza neanche un brivido e il sole scalda già l’aria dentro la macchina. Mi sveglia il rumore della jeep di una pattuglia di Jandarma che ha accompagnato gli operai che devono lavorare per liberare il passo. Anche se mi sembra una domanda stupida, chiedo comunque se è possibile scendere in auto dall’altro lato del massiccio senza dover tornare sui i miei passi e guidare altri trecentocinquanta km per giungere dall’altra parte.
Con mia grande gioia, dopo un rapido controllo di auto e passaporto, mi scortano fino all’imbocco di uno sterrato che, pur rimanendo più basso, riesce comunque ad oltrepassare la catena montuosa.
Sembra che tutto stia andando per il meglio quando, il pedale della frizione smette di tornare indietro autonomamente. Mi ritrovo a guidare su dei tornanti sterrati terrificanti dovendo infilare il piede sotto il pedale per riportarlo in posizione. Dopo quaranta minuti la frizione si riprende miracolosamente e, dopo poco, faccio il mio ingresso in una verdissima e fertilissima vallata. Sono entrato in Mesopotamia.




Attraversamento del bacino da cui nasce l'Eufrate. Il ponte è ancora in costruzione.


Nel pomeriggio mi fermo per un pasto caldo in un paesino. Stavo giusto pensando di consultare Gianni, il mio meccanico di fiducia, per sapere se fosse il caso di fare qualche controllo più approfondito sulla frizione quando, riaccendendo la passat dopo pranzo, scopro con disperazione che l’unica marcia che riesco ad ingranare è la retro.
Il proprietario del baracchino dove ho pranzato nota che sono in difficoltà e, senza chiedere, apre la portiera del passeggero, si siede dentro e mi fa vedere qual è la prima e quale la retro. Abbastanza alterato, tento gentilmente di fargli capire che fino a lì ci sono arrivato guidando e che so bene dove sono le marce.
Apro il cofano e subito mi ritrovo circondato da una decina di persone che iniziano a toccare qui e lì e dire la loro su quale potesse essere il problema. Era abbastanza evidente che la pompa della frizione avesse perso olio in abbondanza. Nel giro di pochi minuti arriva un meccanico che mi porta alla sua officina. Non riuscendo a far muovere l’auto, cedo la guida al meccanico e mi ritrovo incastrato nel sedile del passeggero insieme ad un suo amico.

Speravo si trattasse solo di qualche tubo tranciato nello sterrato ma, quando ha iniziato a tirar giù pezzi dal motore e ad appoggiarli per strada in mezzo alla polvere, ho iniziato a preoccuparmi davvero per la serietà del danno e per la scarsa affidabilità del meccanico.

Per fortuna tutto si è risolto con un’ora di lavoro, il cambio di una guarnizione e solo 40 delle originarie 70 lire che mi aveva richiesto (circa 17 euro). Non rifiutabile l’immancabile tazza di te per il ringraziamento ed il saluto.
Meno di un’ora dopo, sulla via per Diyarbakir, colpisco in pieno una roccia in mezzo alla strada e mi ritrovo con una gomma a terra ed il cerchione deformato. Mi fermo dopo cento metri davanti ad un grigio magazzino con una gigantesca insegna “SCANIA SERVICE”.  Il custode, seduto davanti alla saracinesca a girarsi i pollici, appena mi ha visto all’opera per cambiare la ruota si è subito avvicinato per dare una mano e, mentre io cambiavo e gonfiavo la ruota di scorta con un fantastico compressorino a 12V regalatomi dal mio gommista, lui ha martellato il cerchione fino a riportarlo ad essere come nuovo. In meno di dieci minuti avevo cambiato la gomma e ripartivo di nuovo con due ruote di scorta, gonfie e pronte per le prossime bucature. Pit stop da formula uno e via di nuovo in pista! 


L'officina del meccanico.

Il mio giovane meccanico ed il suo mentore dell'officina accanto.

Combo. Meccanico e foratura nel giro di 3 ore!

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