12 Marzo, 7.00 di
mattina, strada statale, vetri appannati. Veniamo fermati da due serissimi
poliziotti in divisa per un ridicolo eccesso di velocità. Per chi ha già
viaggiato con me non è una novità la collezione di multe (non pagate)
che, fuori dell’Europa, mi vengono dispensate con estrema facilità per i motivi
più ingiusti e disparati. Questa volta mi ero ripromesso di non correre per
evitare di distruggere il mezzo, la mia persona ed, in ultimo, il portafoglio con
una sfilza di multe. Se non mi credete chiedete pure alla Vale, che mi ha
accompagnato in questa prima settimana di viaggio, e vi assicurerà che ci stavo
riuscendo benissimo. ( Ad ulteriore conferma della mia guida tranquilla, la
passat sta miracolosamente facendo i 17 km con un litro, contro i 12 del
precedente viaggio in Marocco!)
Per tornare a
noi, con un buon quarto d’ora di sorrisi, suppliche e storie inventate di sana
pianta, ho trattato i 150 euro di multa ed il punto sulla patente fino ad
arrivare al più corretto prezzo di una stretta di mano e di una promessa che
non avrei più superato i limiti di velocità.
Dopo la tirata
iniziale comincia il vero e proprio viaggio, a spasso senza una precisa destinazione,
all’avventura in giro per la Turchia! Da bravi inesperti del CouchSurfing
chiediamo ospitalità per un sol giorno a Deniz, gentilissima ragazza turca che
finisce per ospitarci, senza alcun preavviso, per ben quattro notti!
Dopo averle dato
appuntamento alle 19.00, a causa di una serie infinita d’imprevisti, ci presentiamo
a casa sua alle 23.30 (che poi risultano essere le 24.30 per il fuso). Ho
salvato la mappa e le indicazioni per raggiungerla solo sul Laptop che
scopriamo essere completamente scarico e, ovviamente, non ricaricabile.
L’adattatore a due spinotti che non abbiamo sembra, a quanto dicono le persone
con cui “gesticoliamo” in inglese, non essere reperibile in tutta la Turchia.
Proviamo varie volte ad usare altri PC ma sembra che il profilo CS, la
mail e perfino FB non funzionino più per nessuno dei due. Scopriamo solo
qualche ora più tardi che i Turchi hanno un alfabeto con anche una “i” senza pallino
che, sulla tastiera, è chiaramente posizionata al posto della solita “i”.
Scoperto questo è tutto in discesa. Rimane un unico dubbio: una ragazza
ventitreenne sola ci avrebbe ancora aperto a quell’ora della notte o ci avrebbe,
comprensibilmente, lasciato per strada? Tutto è andato per il meglio e, dopo
mezz’ora a girare in tondo nel quartiere asiatico su e giù lungo pendentissime
stradine a senso unico che i locali prendono indifferentemente in entrambe le
direzioni, arriviamo infine a casa della nostra amica.
Uno dei quartieri del lato europeo di Istanbul. |
12 - 13 Marzo. Ogni
mattina sveglia presto e traghetto dal lato asiatico a quello europeo del
Bosforo per visitare palazzi, moschee e musei. Pomeriggi interi tra i vicoli degli imperdibili mercatini nei
quali siamo diventati matti inutilmente tentando di trovare qualcuno che ci
ricaricasse o vendesse una bombola da campeggio.
Istanbul. Moschea Blu dalla cima di un edificio in semi costruzione. |
14 Marzo. Dopo
esserci tolti le scarpe entriamo nella più grande e famosa moschea di tutta la
Turchia. Apparentemente, secondo la guida della Vale, tutte le moschee della
città sono “la più grande e famosa del mondo arabo”… (fortunatamente non si
tratta di una Lonely Planet, sarei stato preoccupato perché ne ho almeno dieci
nel bagagliaio!).
I turisti vengono
fatti uscire dalla Moschea Blu ogni volta che deve essere celebrata una delle
cinque preghiere quotidiane. Volendo
entrambi assistere al rito, sono entrato nello “studio” dell’Imam con l’idea di
usare come pretesto il mostrarmi vagamente interessato alla conversione per poi
chiedere di farci rimanere durante la preghiera.
Dopo mezz’ora di
un’interessantissima conversazione in inglese sul ruolo delle donne nell'Islam e le motivazioni che portavano a nasconderle in un angolo in fondo
alla moschea, è stato lui stesso a propormi di rimanere con la mia
accompagnatrice per assistere alla cerimonia.
A quel punto si è
scusato di dover interrompere la discussione e, dopo esserci salutati con
inchino e stretta di mano, si è diretto verso il centro della moschea dove lo
aspettavano i fedeli.
Istanbul. Moschea Blu dopo la lunga chiacchierata con l'Imam. |
Lavaggio rituale dei piedi prima dell'ingresso nella moschea. |
15 Marzo. Questa
mattina, dopo aver abbandonato la mia loquace compagna di viaggio in aeroporto,
mi sono lanciato su una serie di rumorosi sterrati sulla costa del Mar di
Marmara fino a trovare una baia isolata dove passare la notte. Una spiaggetta
con alle spalle un paio di inquietanti edifici abbandonati che è diventata
ancora più spaventosa quando, a causa della tempesta, la luce dell’unico
lampione presente ha iniziato a tremolare fino ad abbandonarmi definitivamente
nell’oscurità. Oltre ad avermi riempito d’acqua il fornello ingenuamente
lasciato all’aperto, la tempesta ha trasformato il mio prato in una laguna
dalla quale ho temuto di non uscire. Durante la notte hanno vacillato
fortemente le mie conoscenze scientifiche sulla sicurezza della gabbia di
Faraday nella quale dormivo. Tuoni,
fulmini ed un fortissimo vento mi hanno tormentato fino al mattino.
La sera prima della Tempesta. |
16 Marzo. Sono
seduto in un locale in riva al mare dove servono solo caffè e tè freddo rigorosamente alla
pesca. Pur essendo alla ricerca di un Kebab per cena, essendo l’unico posto con una
connessione WiFi, mi sono accontentato di un tè in lattina e sono entrato per
controllare se qualcuno avesse risposto alla mia richiesta d’ospitalità ad
Ankara. Domani sarò ospite da un ragazzo che studia medicina nel centro della
capitale Turca ma, anche se il cielo non promette bene, per questa notte dovrò cercarmi
un’altra spiaggia dove dormire.
Sono le 23.20 e nonostante la
tastiera del mio Laptop sia una QWERTY standard, inizio a vedere lettere doppie per la fame. Esco alla ricerca di un Kebab, Kebab, Kebab…
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