17 Marzo. Notte
al gelo e risveglio sul lungomare sotto una leggerissima nevicata. La giornata
è volata sulla strada statale che collega Gemlik alla capitale attraversando un
immenso altopiano avvolto tra le nubi. A meno di un centinaio di km da Ankara,
le colline erbose lasciano spazio a delle formazioni rocciose tendenti
all’azzurro che ricoprono intere vallate. Pranzo a base di frutta in cima ad
una collina raggiunta attraversando in auto aridi campi sterrati e distese
d’arbusti senza strade.
Alle quattro del
pomeriggio, con due ore d’anticipo, sono già davanti al portone della casa di
Yavar, CouchSurfer che si è gentilmente offerto di ospitarmi per qualche
giorno. Oramai ho perso le speranze. Sarà che sono italiano, ma rispettare gli
orari mi riesce impossibile!
Alle 23.00 in
punto, come da appuntamento, suona il campanello una precisissima coppia di
giovani tedeschi. Arrivano in autobus direttamente dalla Cappadocia e hanno
pianificato di passare qui la notte per dirigersi poi verso Istanbul la sera
seguente.
Sembra una delle
barzellette con l’italiano, il tedesco e l’americano… ma, alcuni luoghi comuni riescono a riconfermarsi anche nelle
occasioni più inaspettate. Loro, puntuali e super organizzati, preoccupati
perché non hanno ancora pianificato il tour dei monumenti per la mattina
successiva. Io sempre fuori orario e senza ancora un visto in mano.
(Per fortuna
Yavar ha dei contatti a Teheran che potrebbero aiutarmi ad ottenere i documenti
necessari per il Turkmenistan. Sembra che non sia facile e, a quanto pare,
bisognerà essere disposti ad elargire generose “mance” perché i permessi
vengano rilasciati con esito positivo… )
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Sulla strada per Ankara. |
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Cercando la via per la cima sulle colline dell'altopiano anatolico vicino ad Ankara.
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18-20 Marzo. Lunedì grandi celebrazioni per l’anniversario
della vittoria di Ataturk nella battaglia di Gallipoli. L’immagine del fondatore della repubblica
turca è, ora solo poco più del solito, onnipresente in ogni piazza e su ogni
edificio della città.
Tre giorni ad
Ankara e della città non ho visto quasi niente. Ho deciso di fermarmi per
preparare il Gmat e ho passato queste ultime giornate a studiare nella
biblioteca dell’Ankara Tip: una delle migliori università di medicina della
Turchia. Sembra pura follia ma, dopo averci ragionato a lungo, ho deciso di
fare questo piccolo sacrificio di stabilirmi per una settimana nella capitale
turca a fare la vita da studente fuori sede per preparare e sostenere questo
piccolo esame.
Ogni mattina
venti minuti di affollatissimo autobus e poi il silenzio della biblioteca per
il resto della giornata. Pranzo nella mensa dell’università (o dell’ospedale),
dove ora sono conosciuto dallo staff come lo studente Erasmus che non parla
turco e che non ha ancora ottenuto il suo cartellino per i pasti. Dopo ogni
abbuffata l’immancabile tazza di çay (tè).
Penso di aver
bevuto più tè in questi giorni che in tutta la mia vita. Ogni volta provo a
rifiutare gentilmente, ma finisco sempre inspiegabilmente con l’averne un
bicchiere pieno davanti!
Oltre a
colazione, pasti e merende varie, tutte le scuse sono buone per sorseggiarne
una tazza.
Ogni volta che si fa una
pausa dallo studio, tè. Ogni volta che s’incontra qualcuno di nuovo, tè. Ogni
volta che si torna a casa, tè. Ogni volta che si esce di casa, tè…
Mi piace molto
ma, entro la fine di questa settimana, il mio corpo non sarà più costituito al
70% da acqua ma da tè turco!
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Ataturk
incorniciato dalle bandiere turche sulla facciata della facoltà di medicina.
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21 Marzo. Primo
giorno di primavera ma del sole, da quando ho lasciato Istanbul, ancora nessuna
traccia. Oggi, secondo il calendario islamico correntemente usato da molti
stati del Medio Oriente, è anche il primo giorno dell’anno 1392. Altro che il
meridiano di Greenwich e le due ore di fuso, qui bisogna portare indietro il
calendario di 622 anni. Non sono ancora riuscito ad abituarmi all’idea che
sulla Carta d’Identità iraniana del mio “coinquilino” (ora mi sento studente
Erasmus a tutti gli effetti) ci sia 1369 come data di nascita!
In un’altra
università, a pochi metri da dove sto studiando, ci sono state tensioni tra
polizia ed attivisti curdi. Gli scontri si sono conclusi oggi con la chiusura
momentanea di un paio d’edifici per evitare che la situazione possa degenerare.
Sono tutti molto sorpresi dalle parole del leader del PKK (movimento per l'indipendenza curda) che,
con una dichiarazione rilasciata dalla prigione, ha chiesto ai militanti dei
suoi gruppi armati di ritirarsi dal territorio turco.
Molti dei ragazzi
con cui ho parlato faticano a credere che succederà davvero e si aspettano che
possa accadere di tutto nei prossimi tempi. Se rispetto i miei piani, tra una
decina di giorni dovrei trovarmi proprio nella zona dove, fino a ieri, i
militanti curdi si sono battuti per la propria indipendenza. In un momento come questo, anche se
bisognerà prestare particolare attenzione, sarà molto interessante vivere la
situazione dall’interno ed avere contatti con i locali che abitano quella
regione.
22 Marzo. Questa
mattina ho indossato il camice e ho seguito un laboratorio di un corso del
terzo anno di medicina. Dopo un paio d’ore passate al microscopio ad osservare
quelli che, mi sembra di aver capito, fossero dei vetrini contenenti milza, mi
sono ritrovato in fila per firmare su un elenco turco per la presenza di un
ragazzo che non era potuto venire.
Finita la lezione
abbiamo attraversato una serie di corridoi dell’ospedale facendoci strada in un
mare di calzature accatastate sul pavimento. L’unica corsia, non coperta dai
tappeti disposti appositamente per la preghiera del venerdì, era ricoperta di
scarpe di ogni genere e dimensione che impedivano il passaggio. Pazienti e
dottori, vecchi e giovani, uomini e… uomini, erano improvvisamente tutti
inginocchiati per terra ad ascoltare la voce dell’imam della vicina moschea che
usciva possente da dei vecchi altoparlanti disposti, ogni pochi metri, lungo
tutti i corridoi del reparto.
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Ankara Tip Universitesi. Lezione in
laboratorio con Yavar.
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