domenica 31 marzo 2013

Ultimi giorni di Marzo.



28 Marzo. Ancora a spasso per le incredibili vallate della Cappadocia.

Notte di luna piena sui colli dietro Goreme.

Vallata di Zelva.

Interno di un'abitazione nella valle di Zelva.



I turisti di Pasqua sono arrivati. Dalle 6 alle 7 di mattina il cielo si riempie di mongolfiere.

 
29 Marzo.  La sera entro in una delle mille agenzie turistiche di Göreme per chiedere informazioni sulla salita al Nemrut Dagi, e scoprire se sia possibile svalicare in auto per scendere poi sul versante opposto. Incontro Alberto, gentilissimo signore italiano sulla sessantina che lavora in Cappadocia da quattro anni. Dopo essersi informato da un collega locale, mi viene data la conferma che la strada esiste e, visto che i tour sono iniziati regolarmente, il passo dovrebbe essere percorribile. Rimango a chiacchierare a lungo con Alberto il quale, avendo scoperto che dormivo in macchina sulla collina vicina, mi offre di passare quella notte nella sua pensione. Durante quella serata in agenzia, prolungata dalle infinite discussioni per risolvere i problemi con i due soci turchi, salta fuori che il pulmino per il transfer all’aeroporto del giorno successivo non è più disponibile. Due parole e mi aggiudico il posto di tassista ufficiale per la mattina seguente.
Non sarà un lavoro da curriculum, ma mi permette di pagarmi un bel po’ di benzina per continuare il viaggio.


 
Valle Bianca, vicino a Goreme.

Raggi di sole sulla valle Rosa.

Airport Transfer!



30 Marzo. 8.30 di mattina. Buona parte della mia attrezzatura è ora saldamente legata sul tetto, i sedili sono tutti montati, ed il bagagliaio è quasi vuoto. In una ventina di minuti di lavoro ho trasformato la passat, dalla versione camper, ad una macchina in grado di portare altri quattro passeggeri con relativi bagagli. Accompagno all’aeroporto di Nevsheir una simpatica famigliola di Treviso con due bimbe piccole, e poi  mi metto subito in marcia verso il Nemrut Dagi.

Nel tardo pomeriggio arrivo alla base del massiccio del Nemrut. Inizio a salire su una ripidissima strada dissestata che mi avrebbe dovuto portare in vetta in un’ottantina di km. All’imbrunire mi ritrovo al termine della strada. Davanti a me solo due immense ruspe spalatrici ed un muro di neve alto due metri. Era ancora presto per la cena e dopo nove ore di guida ininterrotta avevo proprio bisogno di sgranchirmi le gambe. Sono le 18.40, parcheggio la passat e inizio a salire verso la cima. Vado alla ricerca delle gigantesche statue del famoso complesso funebre costruito proprio sotto la vetta intorno al primo secolo AC.
Il sole è tramontato e, sotto una stellata incredibile, inizio a camminare di buon passo con la sola luce della frontale ad illuminarmi la via. Mi aspettavo di stare in giro una mezz’ora ma, di cima in cima mi ritrovo a camminare nella neve fino all’una di notte.


 
Complesso funerario sulla vetta del Nemrut illuminato dalla luna (e dalla mia torcia frontale).

Di ritorno dalla camminata. Notte in cima al passo.


31 Marzo. La notte a duemila metri è passata senza neanche un brivido e il sole scalda già l’aria dentro la macchina. Mi sveglia il rumore della jeep di una pattuglia di Jandarma che ha accompagnato gli operai che devono lavorare per liberare il passo. Anche se mi sembra una domanda stupida, chiedo comunque se è possibile scendere in auto dall’altro lato del massiccio senza dover tornare sui i miei passi e guidare altri trecentocinquanta km per giungere dall’altra parte.
Con mia grande gioia, dopo un rapido controllo di auto e passaporto, mi scortano fino all’imbocco di uno sterrato che, pur rimanendo più basso, riesce comunque ad oltrepassare la catena montuosa.
Sembra che tutto stia andando per il meglio quando, il pedale della frizione smette di tornare indietro autonomamente. Mi ritrovo a guidare su dei tornanti sterrati terrificanti dovendo infilare il piede sotto il pedale per riportarlo in posizione. Dopo quaranta minuti la frizione si riprende miracolosamente e, dopo poco, faccio il mio ingresso in una verdissima e fertilissima vallata. Sono entrato in Mesopotamia.




Attraversamento del bacino da cui nasce l'Eufrate. Il ponte è ancora in costruzione.


Nel pomeriggio mi fermo per un pasto caldo in un paesino. Stavo giusto pensando di consultare Gianni, il mio meccanico di fiducia, per sapere se fosse il caso di fare qualche controllo più approfondito sulla frizione quando, riaccendendo la passat dopo pranzo, scopro con disperazione che l’unica marcia che riesco ad ingranare è la retro.
Il proprietario del baracchino dove ho pranzato nota che sono in difficoltà e, senza chiedere, apre la portiera del passeggero, si siede dentro e mi fa vedere qual è la prima e quale la retro. Abbastanza alterato, tento gentilmente di fargli capire che fino a lì ci sono arrivato guidando e che so bene dove sono le marce.
Apro il cofano e subito mi ritrovo circondato da una decina di persone che iniziano a toccare qui e lì e dire la loro su quale potesse essere il problema. Era abbastanza evidente che la pompa della frizione avesse perso olio in abbondanza. Nel giro di pochi minuti arriva un meccanico che mi porta alla sua officina. Non riuscendo a far muovere l’auto, cedo la guida al meccanico e mi ritrovo incastrato nel sedile del passeggero insieme ad un suo amico.

Speravo si trattasse solo di qualche tubo tranciato nello sterrato ma, quando ha iniziato a tirar giù pezzi dal motore e ad appoggiarli per strada in mezzo alla polvere, ho iniziato a preoccuparmi davvero per la serietà del danno e per la scarsa affidabilità del meccanico.

Per fortuna tutto si è risolto con un’ora di lavoro, il cambio di una guarnizione e solo 40 delle originarie 70 lire che mi aveva richiesto (circa 17 euro). Non rifiutabile l’immancabile tazza di te per il ringraziamento ed il saluto.
Meno di un’ora dopo, sulla via per Diyarbakir, colpisco in pieno una roccia in mezzo alla strada e mi ritrovo con una gomma a terra ed il cerchione deformato. Mi fermo dopo cento metri davanti ad un grigio magazzino con una gigantesca insegna “SCANIA SERVICE”.  Il custode, seduto davanti alla saracinesca a girarsi i pollici, appena mi ha visto all’opera per cambiare la ruota si è subito avvicinato per dare una mano e, mentre io cambiavo e gonfiavo la ruota di scorta con un fantastico compressorino a 12V regalatomi dal mio gommista, lui ha martellato il cerchione fino a riportarlo ad essere come nuovo. In meno di dieci minuti avevo cambiato la gomma e ripartivo di nuovo con due ruote di scorta, gonfie e pronte per le prossime bucature. Pit stop da formula uno e via di nuovo in pista! 


L'officina del meccanico.

Il mio giovane meccanico ed il suo mentore dell'officina accanto.

Combo. Meccanico e foratura nel giro di 3 ore!

mercoledì 27 marzo 2013

Da Ankara alla Cappadocia



23-25 Marzo. Ultimi tre giorni ad Ankara. Tra grandi abbuffate d’ottimo cibo turco, mi tocca cucinare anche un piatto tipico italiano: un classico ragù alla bolognese. Fortunatamente sono partito con una discreta dispensa di pasta e pelati, in modo da avere almeno gli ingredienti base per cucinare per chi mi ospita. Stipati nei vani sotto i sedili ho nascosto 40 pacchi da 500gr di ottima pasta italiana e una trentina di latte di pelati per i sughi.
Alla fine, questi sei giorni d’intenso studio hanno dato i loro risultati e finalmente, lunedì mattina, sono tornato ad essere nuovamente in vacanza con un bel 700 in tasca. Da oggi basta libri di testo almeno fino alla fine d’agosto. Parola d’ordine Viaggiare, non studiare.




26 Marzo. Sveglia presto e partenza da Ankara alla volta della Cappadocia. Lungo la strada mi fermo a chiedere informazioni (dopo tutto ogni tanto lo fanno anche gli uomini) e m’imbatto in un singolare individuo che molto gentilmente mi risponde in turco. Quando finalmente riesco a fargli capire che non c’è speranza di comunicare, aveva già finito una lunga e dettagliata spiegazione sul percorso da seguire. A questo punto, con mio grande stupore, mi chiede una penna ed un foglio, apre la portiera, si siede in macchina e inizia a disegnare su uno scontrino una dettagliatissima cartina della zona con relative distanze in km. Stava per aggiudicarsi il premio per il migliore “indicatore stradale” del viaggio quando, una volta inteso che avevo capito perfettamente le indicazioni, invece di lasciarmi la mappa accuratamente disegnata, ha pensato bene di appallottolare lo scontrino e lanciarlo nel prato alle sue spalle.
In tarda mattinata, prima di arrivare nelle famose valli della Cappadocia, mi fermo per una passeggiata in una zona con formazioni d’arenaria particolarmente belle. Avvistata una volpe dietro una roccia, mi lancio in un inseguimento di un’ora su e giù attraverso bellissimi canyon fino a vederla scomparire dentro la sua inaccessibile tana. Durante la breve posta, nascosto vicino alla tana nella speranza di vederla uscire per rubarle qualche scatto, mi sono trovato di fianco ad una coppia di vecchissime tartarughe terrestri che se ne andavano a spasso con la loro proverbiale calma.
In tutto ciò, mi dimentico completamente del pranzo.



Le due testuggini che mi hanno fatto compagnia durante l'inutile posta alla volpe.

Valli di Goreme poco conosciute.
Interno delle abitazioni di arenaria.




 
Roccaforte di arenaria.





27 Marzo. Oggi grandi passeggiate nelle valli che circondano Goreme. Ognuna di esse è unica e con le proprie formazioni rocciose attira turisti da tutto il globo. Fortunatamente, visto che siamo a Marzo e in piena settimana, buona parte dei turisti di tutto il mondo è a scuola o in ufficio e queste valli incantate rimangono quasi deserte (a parte qualche vagabondo part-time come il sottoscritto e alcune sporadiche comitive di coppiette di pensionati giapponesi).
Andare a sud non è bastato per andare incontro alla primavera. Ad Ankara nevica, ma qui nuvole e pioggia coprono ancora il sole per buona parte della giornata.
Ora sono sdraiato nel bagagliaio a selezionare le foto e scrivere queste quattro righe. Tra poco farà buio e il tempo promette male di nuovo. Per evitare di essere lavato da uno scroscio come quelli di oggi pomeriggio e finire col passare la notte fradicio in macchina, ho deciso di cucinarmi un bel piatto di spaghetti qui al chiuso, facendo ovviamente attenzione a non dare fuoco alla macchina.
Accanto a me c’è ancora una tanica, ben sigillata, con dentro 20 litri di benzina bulgara. Conoscendo bene la mia abilità nel finire il carburante nei luoghi più inopportuni, ho deciso di tenere sempre piena la tanica d’emergenza.


Appena sveglio. Check dell'olio dopo i primi 3500km. Tutto regolare, la Passat si comporta bene!

I famosi falli della valle più turistica della zona. Nonostante tutto quasi deserta.

Aggiornamento del blog.  Arriva magicamente un segnale WiFi da un ristorante del paesino sotto la roccaforte.  Tra l'altro è l'unico segnale senza password dall'inizio della vacanza, miracoloso! 





venerdì 22 marzo 2013

Ankara, vita da studente.



17 Marzo. Notte al gelo e risveglio sul lungomare sotto una leggerissima nevicata. La giornata è volata sulla strada statale che collega Gemlik alla capitale attraversando un immenso altopiano avvolto tra le nubi. A meno di un centinaio di km da Ankara, le colline erbose lasciano spazio a delle formazioni rocciose tendenti all’azzurro che ricoprono intere vallate. Pranzo a base di frutta in cima ad una collina raggiunta attraversando in auto aridi campi sterrati e distese d’arbusti senza strade.
Alle quattro del pomeriggio, con due ore d’anticipo, sono già davanti al portone della casa di Yavar, CouchSurfer che si è gentilmente offerto di ospitarmi per qualche giorno. Oramai ho perso le speranze. Sarà che sono italiano, ma rispettare gli orari mi riesce impossibile!
Alle 23.00 in punto, come da appuntamento, suona il campanello una precisissima coppia di giovani tedeschi. Arrivano in autobus direttamente dalla Cappadocia e hanno pianificato di passare qui la notte per dirigersi poi verso Istanbul la sera seguente.
Sembra una delle barzellette con l’italiano, il tedesco e l’americano…   ma, alcuni luoghi comuni riescono a riconfermarsi anche nelle occasioni più inaspettate. Loro, puntuali e super organizzati, preoccupati perché non hanno ancora pianificato il tour dei monumenti per la mattina successiva. Io sempre fuori orario e senza ancora un visto in mano.

(Per fortuna Yavar ha dei contatti a Teheran che potrebbero aiutarmi ad ottenere i documenti necessari per il Turkmenistan. Sembra che non sia facile e, a quanto pare, bisognerà essere disposti ad elargire generose “mance” perché i permessi vengano rilasciati con esito positivo… )


Sulla strada per Ankara.



Cercando la via per la cima sulle colline dell'altopiano anatolico vicino ad Ankara.



18-20 Marzo.  Lunedì grandi celebrazioni per l’anniversario della vittoria di Ataturk nella battaglia di Gallipoli.  L’immagine del fondatore della repubblica turca è, ora solo poco più del solito, onnipresente in ogni piazza e su ogni edificio della città.
Tre giorni ad Ankara e della città non ho visto quasi niente. Ho deciso di fermarmi per preparare il Gmat e ho passato queste ultime giornate a studiare nella biblioteca dell’Ankara Tip: una delle migliori università di medicina della Turchia. Sembra pura follia ma, dopo averci ragionato a lungo, ho deciso di fare questo piccolo sacrificio di stabilirmi per una settimana nella capitale turca a fare la vita da studente fuori sede per preparare e sostenere questo piccolo esame.
Ogni mattina venti minuti di affollatissimo autobus e poi il silenzio della biblioteca per il resto della giornata. Pranzo nella mensa dell’università (o dell’ospedale), dove ora sono conosciuto dallo staff come lo studente Erasmus che non parla turco e che non ha ancora ottenuto il suo cartellino per i pasti. Dopo ogni abbuffata l’immancabile tazza di çay (tè).
Penso di aver bevuto più tè in questi giorni che in tutta la mia vita. Ogni volta provo a rifiutare gentilmente, ma finisco sempre inspiegabilmente con l’averne un bicchiere pieno davanti!
Oltre a colazione, pasti e merende varie, tutte le scuse sono buone per sorseggiarne una tazza.
Ogni volta che si fa una pausa dallo studio, tè. Ogni volta che s’incontra qualcuno di nuovo, tè. Ogni volta che si torna a casa, tè. Ogni volta che si esce di casa, tè…
Mi piace molto ma, entro la fine di questa settimana, il mio corpo non sarà più costituito al 70% da acqua ma da tè turco!



Ataturk incorniciato dalle bandiere turche sulla facciata della facoltà di medicina.





21 Marzo. Primo giorno di primavera ma del sole, da quando ho lasciato Istanbul, ancora nessuna traccia. Oggi, secondo il calendario islamico correntemente usato da molti stati del Medio Oriente, è anche il primo giorno dell’anno 1392. Altro che il meridiano di Greenwich e le due ore di fuso, qui bisogna portare indietro il calendario di 622 anni. Non sono ancora riuscito ad abituarmi all’idea che sulla Carta d’Identità iraniana del mio “coinquilino” (ora mi sento studente Erasmus a tutti gli effetti) ci sia 1369 come data di nascita!

In un’altra università, a pochi metri da dove sto studiando, ci sono state tensioni tra polizia ed attivisti curdi. Gli scontri si sono conclusi oggi con la chiusura momentanea di un paio d’edifici per evitare che la situazione possa degenerare. Sono tutti molto sorpresi dalle parole del leader del PKK (movimento per l'indipendenza curda) che, con una dichiarazione rilasciata dalla prigione, ha chiesto ai militanti dei suoi gruppi armati di ritirarsi dal territorio turco.
Molti dei ragazzi con cui ho parlato faticano a credere che succederà davvero e si aspettano che possa accadere di tutto nei prossimi tempi. Se rispetto i miei piani, tra una decina di giorni dovrei trovarmi proprio nella zona dove, fino a ieri, i militanti curdi si sono battuti per la propria indipendenza.  In un momento come questo, anche se bisognerà prestare particolare attenzione, sarà molto interessante vivere la situazione dall’interno ed avere contatti con i locali che abitano quella regione.




22 Marzo. Questa mattina ho indossato il camice e ho seguito un laboratorio di un corso del terzo anno di medicina. Dopo un paio d’ore passate al microscopio ad osservare quelli che, mi sembra di aver capito, fossero dei vetrini contenenti milza, mi sono ritrovato in fila per firmare su un elenco turco per la presenza di un ragazzo che non era potuto venire.
Finita la lezione abbiamo attraversato una serie di corridoi dell’ospedale facendoci strada in un mare di calzature accatastate sul pavimento. L’unica corsia, non coperta dai tappeti disposti appositamente per la preghiera del venerdì, era ricoperta di scarpe di ogni genere e dimensione che impedivano il passaggio. Pazienti e dottori, vecchi e giovani, uomini e… uomini, erano improvvisamente tutti inginocchiati per terra ad ascoltare la voce dell’imam della vicina moschea che usciva possente da dei vecchi altoparlanti disposti, ogni pochi metri, lungo tutti i corridoi del reparto.


Ankara Tip Universitesi. Lezione in laboratorio con Yavar.




sabato 16 marzo 2013

Ingresso in Asia... Turchia.


12 Marzo, 7.00 di mattina, strada statale, vetri appannati. Veniamo fermati da due serissimi poliziotti in divisa per un ridicolo eccesso di velocità. Per chi ha già viaggiato con me non è una novità la collezione di multe (non pagate) che, fuori dell’Europa, mi vengono dispensate con estrema facilità per i motivi più ingiusti e disparati. Questa volta mi ero ripromesso di non correre per evitare di distruggere il mezzo, la mia persona ed, in ultimo, il portafoglio con una sfilza di multe. Se non mi credete chiedete pure alla Vale, che mi ha accompagnato in questa prima settimana di viaggio, e vi assicurerà che ci stavo riuscendo benissimo. ( Ad ulteriore conferma della mia guida tranquilla, la passat sta miracolosamente facendo i 17 km con un litro, contro i 12 del precedente viaggio in Marocco!)
Per tornare a noi, con un buon quarto d’ora di sorrisi, suppliche e storie inventate di sana pianta, ho trattato i 150 euro di multa ed il punto sulla patente fino ad arrivare al più corretto prezzo di una stretta di mano e di una promessa che non avrei più superato i limiti di velocità.

Dopo la tirata iniziale comincia il vero e proprio viaggio, a spasso senza una precisa destinazione, all’avventura in giro per la Turchia!  Da bravi inesperti del CouchSurfing chiediamo ospitalità per un sol giorno a Deniz, gentilissima ragazza turca che finisce per ospitarci, senza alcun preavviso, per ben quattro notti!
Dopo averle dato appuntamento alle 19.00, a causa di una serie infinita d’imprevisti, ci presentiamo a casa sua alle 23.30 (che poi risultano essere le 24.30 per il fuso). Ho salvato la mappa e le indicazioni per raggiungerla solo sul Laptop che scopriamo essere completamente scarico e, ovviamente, non ricaricabile. L’adattatore a due spinotti che non abbiamo sembra, a quanto dicono le persone con cui “gesticoliamo” in inglese, non essere reperibile in tutta la Turchia. Proviamo varie volte ad usare altri PC ma sembra che il profilo CS, la mail e perfino FB non funzionino più per nessuno dei due. Scopriamo solo qualche ora più tardi che i Turchi hanno un alfabeto con anche una “i” senza pallino che, sulla tastiera, è chiaramente posizionata al posto della solita “i”. Scoperto questo è tutto in discesa. Rimane un unico dubbio: una ragazza ventitreenne sola ci avrebbe ancora aperto a quell’ora della notte o ci avrebbe, comprensibilmente, lasciato per strada? Tutto è andato per il meglio e, dopo mezz’ora a girare in tondo nel quartiere asiatico su e giù lungo pendentissime stradine a senso unico che i locali prendono indifferentemente in entrambe le direzioni, arriviamo infine a casa della nostra amica.

Uno dei quartieri del lato europeo di Istanbul.


 
12 - 13 Marzo. Ogni mattina sveglia presto e traghetto dal lato asiatico a quello europeo del Bosforo per visitare palazzi, moschee e musei. Pomeriggi interi tra i vicoli degli imperdibili mercatini nei quali siamo diventati matti inutilmente tentando di trovare qualcuno che ci ricaricasse o vendesse una bombola da campeggio.

Birre del "birrificio" casalingo Slavazza sorseggiate sul Bosforo. Ottime, grazie Luca!

Istanbul. Moschea Blu dalla cima di un edificio in semi costruzione.



14 Marzo. Dopo esserci tolti le scarpe entriamo nella più grande e famosa moschea di tutta la Turchia. Apparentemente, secondo la guida della Vale, tutte le moschee della città sono “la più grande e famosa del mondo arabo”… (fortunatamente non si tratta di una Lonely Planet, sarei stato preoccupato perché ne ho almeno dieci nel bagagliaio!).
I turisti vengono fatti uscire dalla Moschea Blu ogni volta che deve essere celebrata una delle cinque preghiere quotidiane.  Volendo entrambi assistere al rito, sono entrato nello “studio” dell’Imam con l’idea di usare come pretesto il mostrarmi vagamente interessato alla conversione per poi chiedere di farci rimanere durante la preghiera.
Dopo mezz’ora di un’interessantissima conversazione in inglese sul ruolo delle donne nell'Islam e le motivazioni che portavano a nasconderle in un angolo in fondo alla moschea, è stato lui stesso a propormi di rimanere con la mia accompagnatrice per assistere alla cerimonia.
A quel punto si è scusato di dover interrompere la discussione e, dopo esserci salutati con inchino e stretta di mano, si è diretto verso il centro della moschea dove lo aspettavano i fedeli.

Istanbul. Moschea Blu dopo la lunga  chiacchierata con l'Imam.


Lavaggio rituale dei piedi prima dell'ingresso nella moschea.


15 Marzo. Questa mattina, dopo aver abbandonato la mia loquace compagna di viaggio in aeroporto, mi sono lanciato su una serie di rumorosi sterrati sulla costa del Mar di Marmara fino a trovare una baia isolata dove passare la notte. Una spiaggetta con alle spalle un paio di inquietanti edifici abbandonati che è diventata ancora più spaventosa quando, a causa della tempesta, la luce dell’unico lampione presente ha iniziato a tremolare fino ad abbandonarmi definitivamente nell’oscurità. Oltre ad avermi riempito d’acqua il fornello ingenuamente lasciato all’aperto, la tempesta ha trasformato il mio prato in una laguna dalla quale ho temuto di non uscire. Durante la notte hanno vacillato fortemente le mie conoscenze scientifiche sulla sicurezza della gabbia di Faraday nella quale dormivo. Tuoni, fulmini ed un fortissimo vento mi hanno tormentato fino al mattino.


La sera prima della Tempesta.



16 Marzo. Sono seduto in un locale in riva al mare dove servono solo caffè e tè freddo rigorosamente alla pesca. Pur essendo alla ricerca di un Kebab per cena, essendo l’unico posto con una connessione WiFi, mi sono accontentato di un tè in lattina e sono entrato per controllare se qualcuno avesse risposto alla mia richiesta d’ospitalità ad Ankara. Domani sarò ospite da un ragazzo che studia medicina nel centro della capitale Turca ma, anche se il cielo non promette bene, per questa notte dovrò cercarmi un’altra spiaggia dove dormire.
Sono le 23.20 e nonostante la tastiera del mio Laptop sia una QWERTY standard, inizio a vedere lettere doppie per la fame. Esco alla ricerca di un Kebab, Kebab, Kebab…





martedì 12 marzo 2013

Primi 3 giorni, primi 2200 km.



Inizia tutto da qui: Zam, ore 24.00, venerdì 8 Marzo 2013, si parte!
L’ultima cosa che rimaneva da fare era salutare tutti voi amici, grazie di essere venuti!
Finalmente un sogno nel cassetto sta diventando realtà!





9 Marzo. Prima notte in viaggio. Siamo solo a Venezia e la strada è ancora lunga, meglio riposare.
E quale posto migliore se non al “sicuro” tra due enormi camion?!
 




10 Marzo. Seconda tappa, Croazia sotto un metro di neve… per fortuna non dobbiamo montare le catene, ma siamo molto contenti di averle a bordo!
Notte al gelo ai laghi di Plitvice dopo lunghe camminate su sentieri chiusi e ponti pericolanti senza l’ombra di un turista!







11 Marzo. Prima esperienza CouchSurfing a Sofia, ospitati da una gentilissima coppia di venticinquenni che ci ha offerto cibo ed alchool locali in abbondanza: un’ottima zuppa tradizionale e della Rakia fatta in casa. Grazie a Krisi e Nasko!



domenica 3 marzo 2013

La Passat fa i capricci


La Passat è ferma da tre mesi sotto casa in attesa della partenza. Dopo tre lunghi giorni di carica della batteria sono tornato a montarla là dove dovrà stare i prossimi sei mesi senza dar problemi. Devo ammettere che ero preoccupato che, per qualche strano motivo, la Passat potesse non partire anche con la batteria ricaricata ma, fortunatamente, i miei timori erano infondati.  Si è verificato però uno spiacevole quanto inaspettato inconveniente. Rimovendo la batteria si è resettata la centralina che ora non riconosce più i telecomandi dell’apertura e mi impedisce inoltre di disattivare l’allarme.  Mi sono quindi procurato dei tappi e delle cuffie da DJ per rendere sostenibile il rumore che, con il cofano aperto, era addirittura doloroso per i timpani. Ho passato poi metà pomeriggio in strada con le mani sotto il cofano a provare le varie combinazioni dei cavi per disattivare l’antifurto. Ogni volta che riuscivo a escludere l’antifurto veniva però disattivata anche l’accensione e la ricerca sul web di un tutorial per furti d’auto non è stata di grande aiuto. Alla fine sono riuscito ad individuare e confezionare l’altoparlante in una scatola imbottita e nastrata in modo da attutirne il suono.  Domani, sperando di non essere fermato da una pattuglia, porterò la macchina con l’antifurto acceso fin dal meccanico e lì vedremo di sistemare il tutto…


venerdì 1 marzo 2013

Burocrazia portami via...


Prima di iniziare con i preparativi per questo viaggio non mi sarei mai aspettato di dover sudare così tanto per riuscire a mettere assieme tutti i documenti necessari per andarmene semplicemente a spasso per il mondo.

Fino a mercoledì sembrava che stesse andando tutto storto ma ora ho di nuovo tutto , o quasi, sotto controllo.
 
Lunedì mattina.
Lavorando al seggio elettorale, ho scambiato due delle mie pause pranzo per due ore di libertà per recarmi al consolato Pakistano ed avviare finalmente le pratiche per i visti. Dopo essere stato condotto dal console in persona fino al suo ufficio, attraverso una serie di stretti corridoi bui e polverosi con pile di documenti accatastate a ridosso dei muri scrostati, ho avuto con lui una brevissima discussione che mi ha fatto cadere nello sconforto.
Non era sufficiente che la sera stessa sarei probabilmente dovuto andare a farmi ingessare un braccio a pochi giorni dalla partenza. No, ora il console mi stava dicendo che non mi avrebbe mai concesso un visto per entrare via terra nel suo paese. Proprio in questo periodo stanno avendo luogo le elezioni e, tra sommosse, bombe e gente armata per strada, tutti i Pakistani con cui ho parlato nel consolato eran concordi nel dire che loro stessi avevano paura ad allontanarsi da casa e che un ragazzo Europeo in macchina non sarebbe sopravvissuto più di poche ore in quella situazione.

Rimangono due soluzioni. Andare a sud dell'Iran, traghettare l'auto negli Emirati Arabi e poi passare chissà quanti di giorni nel porto di Dubai tentando di farla caricare su una nave cargo diretta a Mumbai in India. Oppure modificare radicalmente l'itinerario e puntare a nord per arrivare in Cina passando attraverso Turkmenistan, Uzbekistan, Tajikistan e Kyrgystan; stati che tutti conoscono, ma che nessuno sa collocare precisamente su una cartina.


Venerdì pomeriggio.
Dopo aver consultato gli amici che saranno con me in quel tratto di itinerario, abbiamo deciso di optare per il passaggio a nord (aggiornerò presto le mappe).  La soluzione della nave è stata scartata perchè, non esistendo traghetti come quelli che siamo abituati a prendere per andare in Grecia o in Sardegna, il rischio di rimanere bloccati per il resto del viaggio nel porto di Dubai è troppo grande.
Le pratiche per il Carnet de Passage en Douane non dovrebbero più riservare brutte sorprese e la patente internazionale, grazie ad una piccola sovrattassa in motorizzazione, sarà pronta per lunedì. I problemi legati alle assicurazioni, fidejussioni e carte di credito potrebbero addirittura risolversi inaspettatamente entro fine settimana prossima.
Forse riesco anche ad avere per tempo un invito per l'Iran in modo da ottenere il visto prima della partenza.


Visto che tutti gli uffici sono chiusi fino a lunedì, durante il weekend potrò solo rilassarmi e vedere di pianificare al meglio la prossima settimana in modo da riuscire a concludere tutti preparativi.

(Fortunatamente il braccio non era rotto ma avevo solo una grave distorsione al gomito che mi impediva di muoverlo. Ora è ancora appeso al collo ma, da settimana prossima, potrò finalmente saltare nuovamente in sella alla mia Kawa per correre da un ufficio all'altro a firmare e ritirare le infinite e fondamentali documentazioni!)