28 Marzo. Ancora
a spasso per le incredibili vallate della Cappadocia.
Notte di luna piena sui colli dietro Goreme. |
Vallata di Zelva. |
Interno di un'abitazione nella valle di Zelva. |
I turisti di Pasqua sono arrivati. Dalle 6 alle 7 di mattina il cielo si riempie di mongolfiere. |
29 Marzo. La sera entro in una delle mille
agenzie turistiche di Göreme
per chiedere informazioni sulla salita al Nemrut Dagi, e scoprire se sia possibile svalicare in auto per scendere poi sul versante opposto. Incontro
Alberto, gentilissimo signore italiano sulla sessantina che lavora in
Cappadocia da quattro anni. Dopo essersi informato da un collega locale, mi
viene data la conferma che la strada esiste e, visto che i tour sono iniziati
regolarmente, il passo dovrebbe essere percorribile. Rimango a chiacchierare a
lungo con Alberto il quale, avendo scoperto che dormivo in macchina sulla
collina vicina, mi offre di passare quella notte nella sua pensione. Durante
quella serata in agenzia, prolungata dalle infinite discussioni per risolvere i
problemi con i due soci turchi, salta fuori che il pulmino per il transfer
all’aeroporto del giorno successivo non è più disponibile. Due parole e mi
aggiudico il posto di tassista ufficiale per la mattina seguente.
Non sarà un
lavoro da curriculum, ma mi permette di pagarmi un bel po’ di benzina per
continuare il viaggio.
Raggi di sole sulla valle Rosa. |
Airport Transfer! |
30 Marzo. 8.30 di
mattina. Buona parte della mia attrezzatura è ora saldamente legata sul tetto,
i sedili sono tutti montati, ed il bagagliaio è quasi vuoto. In una ventina di
minuti di lavoro ho trasformato la passat, dalla versione camper, ad una
macchina in grado di portare altri quattro passeggeri con relativi bagagli.
Accompagno all’aeroporto di Nevsheir una simpatica famigliola di Treviso con
due bimbe piccole, e poi mi metto
subito in marcia verso il Nemrut Dagi.
Nel tardo pomeriggio arrivo
alla base del massiccio del Nemrut. Inizio a salire su una ripidissima strada
dissestata che mi avrebbe dovuto portare in vetta in un’ottantina di km.
All’imbrunire mi ritrovo al termine della strada. Davanti a me solo due
immense ruspe spalatrici ed un muro di neve alto due metri. Era ancora presto
per la cena e dopo nove ore di guida ininterrotta avevo proprio bisogno di
sgranchirmi le gambe. Sono le 18.40, parcheggio la passat e inizio a salire
verso la cima. Vado alla ricerca delle gigantesche statue del famoso complesso
funebre costruito proprio sotto la vetta intorno al primo secolo AC.
Il sole è
tramontato e, sotto una stellata incredibile, inizio a camminare di buon passo con la sola luce della frontale ad illuminarmi la via. Mi aspettavo di stare in giro una
mezz’ora ma, di cima in cima mi ritrovo a camminare nella neve fino all’una di notte.
Di ritorno dalla camminata. Notte in cima al passo. |
31 Marzo. La
notte a duemila metri è passata senza neanche un brivido e il sole scalda già
l’aria dentro la macchina. Mi sveglia il rumore della jeep di una pattuglia di
Jandarma che ha accompagnato gli operai che devono lavorare per liberare il passo.
Anche se mi sembra una domanda stupida, chiedo comunque se è possibile scendere
in auto dall’altro lato del massiccio senza dover tornare sui i miei passi e
guidare altri trecentocinquanta km per giungere dall’altra parte.
Con mia grande
gioia, dopo un rapido controllo di auto e passaporto, mi scortano fino
all’imbocco di uno sterrato che, pur rimanendo più basso, riesce comunque ad
oltrepassare la catena montuosa.
Sembra che tutto
stia andando per il meglio quando, il pedale della frizione smette di tornare
indietro autonomamente. Mi ritrovo a guidare su dei tornanti sterrati
terrificanti dovendo infilare il piede sotto il pedale per riportarlo in
posizione. Dopo quaranta minuti la frizione si riprende miracolosamente e, dopo
poco, faccio il mio ingresso in una verdissima e fertilissima vallata. Sono
entrato in Mesopotamia.
Attraversamento del bacino da cui nasce l'Eufrate. Il ponte è ancora in costruzione. |
Nel pomeriggio mi
fermo per un pasto caldo in un paesino. Stavo giusto pensando di consultare
Gianni, il mio meccanico di fiducia, per sapere se fosse il caso di fare
qualche controllo più approfondito sulla frizione quando, riaccendendo la
passat dopo pranzo, scopro con disperazione che l’unica marcia che riesco ad
ingranare è la retro.
Il proprietario
del baracchino dove ho pranzato nota che sono in difficoltà e, senza chiedere, apre
la portiera del passeggero, si siede dentro e mi fa vedere qual è la prima e
quale la retro. Abbastanza alterato, tento gentilmente di fargli capire che
fino a lì ci sono arrivato guidando e che so bene dove sono le marce.
Apro il cofano e
subito mi ritrovo circondato da una decina di persone che iniziano a toccare
qui e lì e dire la loro su quale potesse essere il problema. Era abbastanza
evidente che la pompa della frizione avesse perso olio in abbondanza. Nel giro di pochi minuti arriva un meccanico che mi porta
alla sua officina. Non riuscendo a far muovere l’auto, cedo la guida al meccanico
e mi ritrovo incastrato nel sedile del passeggero insieme ad un suo amico.
Speravo si
trattasse solo di qualche tubo tranciato nello sterrato ma, quando ha iniziato
a tirar giù pezzi dal motore e ad appoggiarli per strada in mezzo alla polvere,
ho iniziato a preoccuparmi davvero per la serietà del danno e per la scarsa
affidabilità del meccanico.
Per fortuna tutto
si è risolto con un’ora di lavoro, il cambio di una guarnizione e solo 40 delle
originarie 70 lire che mi aveva richiesto (circa 17 euro). Non rifiutabile
l’immancabile tazza di te per il ringraziamento ed il saluto.
Meno di un’ora
dopo, sulla via per Diyarbakir, colpisco in
pieno una roccia in mezzo alla strada e mi ritrovo con una gomma a terra ed il
cerchione deformato. Mi fermo dopo cento metri davanti ad un grigio magazzino
con una gigantesca insegna “SCANIA SERVICE”.
Il custode, seduto davanti alla saracinesca a girarsi i pollici, appena
mi ha visto all’opera per cambiare la ruota si è subito avvicinato per dare una
mano e, mentre io cambiavo e gonfiavo la ruota di scorta con un fantastico
compressorino a 12V regalatomi dal mio gommista, lui ha martellato il cerchione
fino a riportarlo ad essere come nuovo. In meno di dieci minuti avevo cambiato
la gomma e ripartivo di nuovo con due ruote di scorta, gonfie e pronte per le
prossime bucature. Pit stop da formula uno e via di nuovo in pista!
L'officina del meccanico. |
Il mio giovane meccanico ed il suo mentore dell'officina accanto. |
Combo. Meccanico e foratura nel giro di 3 ore! |