4 Aprile. Insieme
alla coltivazione di piante da tè, la produzione di utensili da taglio è l’attività più
sviluppata nella zona di Surmene. Ho trascorso buona parte del pomeriggio nel
negozio di uno degli artigiani locali imparando ad incidere le lame di coltelli
ed asce. Mentre lavoriamo nel retrobottega iniziamo a chiacchierare con due
pescatori del paese che si offrono di portarci a pescare la sera stessa.
La particolare
tecnica utilizzata dai pescatori locali è caratterizzata da tre fasi molto
importanti.
Con una barchetta
a remi ci si avvicina ad un tratto roccioso di costa e si inizia a calare la
rete spostandosi parallelamente alla riva a pochi metri da essa. In questa fase
non si parla, non si accendono luci, non si scattano foto, non si respira. Buio
totale e silenzio spezzato solo dalla ritmica leggerissima remata di uno dei
due pescatori.
Nella seconda
fase si torna indietro passando nel corridoio creato tra la rete e gli scogli e
si inizia ad urlare, illuminare la superficie del mare, e battere l’acqua con
una sorta di gigantesco sturalavandino. Tutti i pesci si svegliano terrorizzati
e scappano verso il mare aperto finendo dritti dritti nelle maglie della
rete.
Fase tre. Si tira
su la rete e si va a casa del pescatore più anziano per un’ottima grigliata.
Purtroppo a causa
della barriera linguistica mi sono perso un lunghissimo racconto sulle mafie
locali. I “Black Sea Men”, grazie alla loro nota aggressività, sono da sempre i
preferiti da queste organizzazioni persino a livello nazionale. A serata
inoltrata si finisce col discutere di religione per un paio d’ore. Kutay (il
ragazzo che mi ha ospitato) ci ha permesso di comunicare con una fantastica
traduzione simultanea turco-inglese ed inglese-turco.
Tirando su le reti e sognando già la grigliata. |
Le coltivazioni di piante da tè. |
5 Aprile.
Giornata interamente dedicata a completare il tour della cucina turca. È il mio
ultimo giorno in Turchia e voglio essere sicuro di non essermi perso nessuno
dei piatti locali che meritano di essere provati.
6 Aprile. La
mattina riparto per l’ultima tappa in Turchia. Sono diretto verso Gurgen, un
paesino nell’entroterra dove sembra che un architetto locale abbia costruito
una casa sospesa con funi d’acciaio. Nonostante una ragazza turca abbia scritto
una tesi di laurea su quest’incredibile costruzione, le informazioni
disponibili sono pochissime e difficilmente reperibili.
L’uomo che abita
nella cascina accanto a questa bizzarra costruzione è stato marinaio per
parecchi anni e ricorda ancora un po’ d’inglese. Mi racconta numerosi aneddoti
su questo presunto architetto e lo definisce
varie volte come un “Rasta man”. L’uomo che ha costruito questa casa la ha
tirata su da giovane con l’aiuto di un paio d’amici. Nessuna nozione di scienza
delle costruzioni, solo un ottimo senso pratico.
Le parti girevoli
dell'abitazione, progettate per essere spinte dal vento, sono state costruite per
andarci a fumare marijuana e godersi un mondo ancora più instabile.
Purtroppo non
riesco ad incontrare questo misterioso “Rasta man” perché, pur avendo più
d’ottanta anni, è in giro per comprare dell’erba.
La casa sospesa: stazione per le previsioni meteo. |
Nel pomeriggio
passo il confine con la Georgia e mi avvio verso Tbilisi dove, tra un paio di
giorni, dovrei ritirare gli ultimi documenti che non sono riuscito ad ottenere
prima di partire.
Un tuffo nel Mar
Nero è d’obbligo. 17% di sale e temperatura di 10 gradi: sembra più un lago che
un mare. (la salinità del mediterraneo è 38%!)
La sera mi fermo
per fare rifornimento in un paesino di quattro case lungo una strada sterrata.
Il proprietario della pompa di benzina si offre di ospitarmi a casa sua e,
valutata la situazione, decido di rimanere. Vengo presentato all’intero
villaggio: tre numerosissime famiglie per un totale di una ventina di persone.
Dopo essere stato rifocillato a dovere con una tavola imbandita di cibi
buonissimi, hanno tentato invano di spiegarmi tutte le parentele tra i
presenti.
Trascorro la serata
con una lunghissima lezione di Georgiano con uno dei ragazzi del paese. Un
alfabeto di trentatré lettere che ho tentato di tradurre in italiano con scarsi
risultati.
A fine serata, pur
non avendo imparato l’alfabeto, ero però in grado di formulare qualche semplice
domanda, presentarmi e ringraziare per l’ospitalità.
7 Aprile.
Arrivato in cima al passo sono dovuto tornare indietro a causa di un
consistente manto di neve che copriva ancora la strada. Sulla via del ritorno
ho dato un passaggio ad un poliziotto che, senza allacciarsi la cintura, ha
dormito tranquillamente per più di un’ora nel sedile del passeggero. Poco più
tardi vengo fermato e multato da una pattuglia della polizia perché sto uscendo
da un parcheggio per chiedere informazioni e non ho ancora allacciato la
cintura.
La guida in
Georgia è assolutamente folle. I doppi sorpassi simultanei sono cosa normale ed
avvengono in continuazione. Sembra di giocare a Space Impact. Con l’unica
differenza che qui è vietato fare game over.
(Per doppio
sorpasso simultaneo intendo una macchina che supera un’altra vettura che è già
in sorpasso. Il tutto su una statale con due corsie in totale.)
8-9 Aprile. Due
giorni di lunghe passeggiate sotto la pioggia nella vecchia Tbilisi. A pochi
metri di distanza da modernissimi edifici con le forme più improbabili, sono
ancora presenti moltissime vecchie case comunitarie risalenti al periodo di
dominazione dell’URSS.
Ecco alcune
curiosità che spiegano gli avvenimenti dei giorni precedenti.
Le assurde
parentele durante le presentazioni nel villaggio erano dovute semplicemente ad
un problema di traduzione. In Georgia mamma si dice “deda”, papà si dice “mama”
e “papa” è il nonno.
La strada di
montagna che volevo percorrere è ancora chiusa solo per ragioni politiche. Attraversa una zona di
confine che ha stretti legami con la Turchia ed il governo preferisce non spalare
la neve e non asfaltare la strada per rendere più difficili i contatti con il
lato turco.
La polizia non è
interessata agli eccessi di velocità o ai sorpassi folli ma guai ad
attraversare col rosso, sostare a bordo strada o guidare senza cintura. Inoltre, mentre
in Armenia la corruzione è pratica largamente diffusa, in Georgia si rischia la
galera anche solo per aver tentato di corrompere un poliziotto per farsi
cancellare una multa.
Tbilisi. Moderno ponte sul fiume Kura. |
Cortile interno di una tipica casa comunitaria del centro storico. |
Saldatura dei cavi elettrici nel tombino sotto casa. Un'intera giornata di lavoro per completare metà delle connessioni. |
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