mercoledì 10 aprile 2013

Dalla Turchia alla Georgia.


4 Aprile. Insieme alla coltivazione di piante da tè, la produzione di utensili da taglio è l’attività più sviluppata nella zona di Surmene. Ho trascorso buona parte del pomeriggio nel negozio di uno degli artigiani locali imparando ad incidere le lame di coltelli ed asce. Mentre lavoriamo nel retrobottega iniziamo a chiacchierare con due pescatori del paese che si offrono di portarci a pescare la sera stessa.

La particolare tecnica utilizzata dai pescatori locali è caratterizzata da tre fasi molto importanti.
Con una barchetta a remi ci si avvicina ad un tratto roccioso di costa e si inizia a calare la rete spostandosi parallelamente alla riva a pochi metri da essa. In questa fase non si parla, non si accendono luci, non si scattano foto, non si respira. Buio totale e silenzio spezzato solo dalla ritmica leggerissima remata di uno dei due pescatori.
Nella seconda fase si torna indietro passando nel corridoio creato tra la rete e gli scogli e si inizia ad urlare, illuminare la superficie del mare, e battere l’acqua con una sorta di gigantesco sturalavandino. Tutti i pesci si svegliano terrorizzati e scappano verso il mare aperto finendo dritti dritti nelle maglie della rete. 
Fase tre. Si tira su la rete e si va a casa del pescatore più anziano per un’ottima grigliata.

Purtroppo a causa della barriera linguistica mi sono perso un lunghissimo racconto sulle mafie locali. I “Black Sea Men”, grazie alla loro nota aggressività, sono da sempre i preferiti da queste organizzazioni persino a livello nazionale. A serata inoltrata si finisce col discutere di religione per un paio d’ore. Kutay (il ragazzo che mi ha ospitato) ci ha permesso di comunicare con una fantastica traduzione simultanea turco-inglese ed inglese-turco.


Tirando su le reti e sognando già la grigliata.

Le coltivazioni di piante da tè.


5 Aprile. Giornata interamente dedicata a completare il tour della cucina turca. È il mio ultimo giorno in Turchia e voglio essere sicuro di non essermi perso nessuno dei piatti locali che meritano di essere provati.



6 Aprile. La mattina riparto per l’ultima tappa in Turchia. Sono diretto verso Gurgen, un paesino nell’entroterra dove sembra che un architetto locale abbia costruito una casa sospesa con funi d’acciaio. Nonostante una ragazza turca abbia scritto una tesi di laurea su quest’incredibile costruzione, le informazioni disponibili sono pochissime e difficilmente reperibili.
L’uomo che abita nella cascina accanto a questa bizzarra costruzione è stato marinaio per parecchi anni e ricorda ancora un po’ d’inglese. Mi racconta numerosi aneddoti su questo presunto architetto e lo definisce varie volte come un “Rasta man”. L’uomo che ha costruito questa casa la ha tirata su da giovane con l’aiuto di un paio d’amici. Nessuna nozione di scienza delle costruzioni, solo un ottimo senso pratico.
Le parti girevoli dell'abitazione, progettate per essere spinte dal vento, sono state costruite per andarci a fumare marijuana e godersi un mondo ancora più instabile.
Purtroppo non riesco ad incontrare questo misterioso “Rasta man” perché, pur avendo più d’ottanta anni, è in giro per comprare dell’erba.

La casa sospesa: stazione per le previsioni meteo.
La casa sospesa, corpo centrale.


Nel pomeriggio passo il confine con la Georgia e mi avvio verso Tbilisi dove, tra un paio di giorni, dovrei ritirare gli ultimi documenti che non sono riuscito ad ottenere prima di partire.

Un tuffo nel Mar Nero è d’obbligo. 17% di sale e temperatura di 10 gradi: sembra più un lago che un mare. (la salinità del mediterraneo è 38%!)

La sera mi fermo per fare rifornimento in un paesino di quattro case lungo una strada sterrata. Il proprietario della pompa di benzina si offre di ospitarmi a casa sua e, valutata la situazione, decido di rimanere. Vengo presentato all’intero villaggio: tre numerosissime famiglie per un totale di una ventina di persone. Dopo essere stato rifocillato a dovere con una tavola imbandita di cibi buonissimi, hanno tentato invano di spiegarmi tutte le parentele tra i presenti.

Trascorro la serata con una lunghissima lezione di Georgiano con uno dei ragazzi del paese. Un alfabeto di trentatré lettere che ho tentato di tradurre in italiano con scarsi risultati.
A fine serata, pur non avendo imparato l’alfabeto, ero però in grado di formulare qualche semplice domanda, presentarmi e ringraziare per l’ospitalità.


Ingresso in Georgia. Primo impatto con la segnaletica stradale.


7 Aprile. Arrivato in cima al passo sono dovuto tornare indietro a causa di un consistente manto di neve che copriva ancora la strada. Sulla via del ritorno ho dato un passaggio ad un poliziotto che, senza allacciarsi la cintura, ha dormito tranquillamente per più di un’ora nel sedile del passeggero. Poco più tardi vengo fermato e multato da una pattuglia della polizia perché sto uscendo da un parcheggio per chiedere informazioni e non ho ancora allacciato la cintura.

La guida in Georgia è assolutamente folle. I doppi sorpassi simultanei sono cosa normale ed avvengono in continuazione. Sembra di giocare a Space Impact. Con l’unica differenza che qui è vietato fare game over.

(Per doppio sorpasso simultaneo intendo una macchina che supera un’altra vettura che è già in sorpasso. Il tutto su una statale con due corsie in totale.)



8-9 Aprile. Due giorni di lunghe passeggiate sotto la pioggia nella vecchia Tbilisi. A pochi metri di distanza da modernissimi edifici con le forme più improbabili, sono ancora presenti moltissime vecchie case comunitarie risalenti al periodo di dominazione dell’URSS.

Ecco alcune curiosità che spiegano gli avvenimenti dei giorni precedenti.

Le assurde parentele durante le presentazioni nel villaggio erano dovute semplicemente ad un problema di traduzione. In Georgia mamma si dice “deda”, papà si dice “mama” e “papa” è il nonno.

La strada di montagna che volevo percorrere è ancora chiusa solo per ragioni politiche. Attraversa una zona di confine che ha stretti legami con la Turchia ed il governo preferisce non spalare la neve e non asfaltare la strada per rendere più difficili i contatti con il lato turco.

La polizia non è interessata agli eccessi di velocità o ai sorpassi folli ma guai ad attraversare col rosso, sostare a bordo strada o guidare senza cintura. Inoltre, mentre in Armenia la corruzione è pratica largamente diffusa, in Georgia si rischia la galera anche solo per aver tentato di corrompere un poliziotto per farsi cancellare una multa.


Tbilisi. Moderno ponte sul fiume Kura.


Cortile interno di una tipica casa comunitaria del centro storico.

Saldatura dei cavi elettrici nel tombino sotto casa. Un'intera giornata di lavoro per completare metà delle connessioni.


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