15 Aprile. Grandi chiacchierate con una gentilissima
ragazza ed i suoi amici. Mi raccontano moltissime storie affascinanti su questa
famosa doppia vita dei cittadini di Tehran. In strada la situazione è
esattamente quella che vi potreste immaginare. Le donne non sono autorizzate a
mostrare altro che mani e viso. Non possono sedersi vicino agli uomini in
autobus o stringer loro la mano per presentarsi. Quando sono in pubblico non
possono nemmeno fumare. La prima volta
che infrangono leggi di questo tipo vengono arrestate e rilasciate su cauzione,
la seconda volta la multa diventa molto più seria e la terza rimangono dentro.
Ci sono
sicuramente le famiglie che nella vita privata mantengono lo stesso
comportamento integro ed impeccabile ma, a casa, moltissime persone si
comportano e si vestono esattamente come in Europa. Esiste un utilizzatissimo
sistema di consegne che permette di farsi facilmente portare direttamente a
casa qualsiasi bene illegale di cui si voglia disporre.
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Le insegne dei bagni di un benzinaio. |
16-17 Aprile. In
mattinata arrivano i due amici da Milano, da oggi siamo in tre!
Due giorni
imbottigliati nel traffico cittadino di Tehran insieme ai sui 15 milioni di
abitanti. La città è immensa e per andare da un’ambasciata all’altra l’unico
mezzo utilizzabile è la macchina. Si potrebbe assoldare un taxi con pochi
centesimi per farsi scarrozzare in giro tra ambasciate e consolati ma decidiamo
di affrontare la città autonomamente. Su entrambe le guide che abbiamo portato
ci sono delle pagine intere dedicate a descrizioni del traffico. Questa è la
mentalità con cui affrontarlo quando si tenta di attraversare a piedi una
strada ad otto corsie: “Se un conducente vi fa le luci non significa
necessariamente che vi lascia attraversare; la vostra presenza è stata notata,
ma non è detto che debba proseguire su questa terra.”
Sembra che il
tasso di mortalità per incidenti stradali a Tehran sia il più alto del mondo.
Passiamo
dall’ambasciata italiana all’ufficio iraniano per la modifica ed estensione del
visto locale. Poi un secondo ufficio Iraniano, una banca, il consolato cinese,
di nuovo l’ambasciata italiana, il consolato italiano, l’ambasciata turkmena,
il consolato uzbeco e il consolato turkmeno. Un vortice di burocrazia che ci
porta via due giorni senza riuscire ad ottenere nient’altro che le informazioni
necessarie per ottenere i visti. Tutti vogliono le lettere di presentazione dal
consolato italiano. I cinesi pretendono di trattenere il passaporto per una
settimana. Per gli uzbechi è sufficiente la fotocopia del passaporto ma ci
impiegano ben due settimane. Gli iraniani non ci danno il doppio ingresso per
uscire due giorni a Dubai e non prolungano il visto se non ad un paio di giorni
dalla scadenza. Ma i turkmeni sono i migliori: rilasciano solo il visto di
transito per tre o cinque giorni, con date e dogane d’ingresso ed uscita
fissate. Di conseguenza, visto che devi uscire dal loro paese in un brevissimo
tempo, non accettano la domanda per il visto fino a quando non hai ottenuto
quello d’ingresso nel paese successivo. Nel nostro caso significa iniziare la
domanda tra due settimane quando avremo in mano (forse) il visto uzbeco.
18 Aprile.
Riusciamo a farci ricevere dal consolato uzbeco. Orario di apertura ufficiale
9:00-11:00 dalla domenica al giovedì. È
la seconda mattina che siamo qui, questa volta con tutti i documenti pronti.
Esattamente come il giorno precedente prima delle 9.45 non c’è modo di
entrare. La ricezione avviene sulle
scale davanti ad una porta socchiusa dalla quale si affaccia una signora in
pelliccia che ci ritira i moduli e le foto e ci dice di ripresentarci il 5
maggio.
A causa di una
fortissima inflazione locale i visti devono essere pagati tutti in euro o in
dollari. In particolare, per il Turkmenistan, solo dollari emessi dopo il 2006!
Nel pomeriggio
fuggiamo dal caos cittadino e andiamo a piantare la tenda in una steppa davanti
ad un immenso lago salato. Fortunatamente tre ragazzi locali che si trovavano
lì per caso ci distolgono dal tentativo di avventurarci in auto sulla
superficie apparentemente solida del lago. Poche decine di metri dopo il punto
dove avevamo fatto il sopralluogo ci mostrano le tracce della loro auto
affondata nel fango il mese precedente.
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Lago Namak. |
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Mattina tra le
steppe che circondano il lago salato.
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19 Aprile.
Giornata trascorsa passeggiando tra le vie di Qom. Questo paese è
un’importantissima meta religiosa per gli iraniani. La rivoluzione del ’79 è
partita proprio da questi palazzi, dove l’ayatollah Khomeini studiava i testi
sacri. Questa città viene ancora oggi considerata come il quartier generale del
clero integralista che detiene il potere nel paese dal 1980.
Nelle strade di
Tehran la maggior parte delle donne indossa foulard colorati che, sempre
rimanendo nei limiti di legge, lasciano scoperta la testa quanto più possibile.
A Qom le donne sono tutte rigorosamente vestite di nero e con i capelli ben
coperti dallo chador.
Nella moschea
incontriamo un giovane teologo che, intercedendo per noi presso la guardia che
ci aveva precedentemente respinto, ci porta nei cortili interni del centro
fisico e spirituale del paese: l’Hazrat Masumeh.
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Donne di Quom davanti all’Hazrat Masumeh. |
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La preghiera del
venerdì. Quando lo spazio all’interno non è sufficiente si srotolano dei
tappeti anche in strada.
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Donne iraniane per strada. |
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L’unico negozio
di Qom aperto di venerdì pomeriggio, probabilmente c’è molta richiesta di
pentole…
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Nel pomeriggio
usciamo dall’autostrada lungo uno stradino sterrato che ci porta in mezzo a
delle aridissime montagne dove passiamo la notte intorno al fuoco.
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Alla ricerca di una vallata dove passare la notte riparati dal vento. |
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Notte in tenda
tra le montagne.
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