mercoledì 17 luglio 2013

Giungla laotiana ed “ingresso” in Cambogia.


11-12 Luglio. Da Attappeu ci dirigiamo verso ovest su quella che sulla nostra cartina è indicata come una principale. 130km di pista in terra battuta, attraverso la giungla tra fango e guadi, ci separano dalla nostra apparentemente vicina destinazione. Nei tratti peggiori in cinque ore riusciamo a procedere di soli 20km. Assolutamente impreparati ad un tale percorso ci troviamo a chiedere ospitalità ad una capanna in mezzo alla foresta. Fortunatamente ci accoglie una gentilissima famigliola che ci offre un semplice piatto di riso per rifocillarci, delle bacinelle d’acqua
per lavarci e un tetto sotto cui dormire.
Due giorni impegnativi ma semplicemente fantastici.

Nel pomeriggio del secondo giorno, dopo aver attraversato l’intera riserva naturale, giungiamo infine sulla strada asfaltata che segue il corso del Me Khong (Mekong) da nord a sud. Un passaggio nel cassone di un furgone e siamo davanti alla zattera che porta sull’isola di Khong.

Trascorriamo la notte in una delle palafitte di un tempio buddista.

(71km + 80km in sella)


I primi chilometri fino al paesino di Samanxai. La strada è ancora in ottime condizioni.


Toboga di fango. Se non fosse stato per la pozza in cui terminava ci avrei fatto un giro volentieri.

La strada non promette bene, ma è ancora percorribile.

Guado critico al tramonto. Unica soluzione: smontare tutto e portare un pezzo alla volta fino all’altra sponda.

Le prime luci dell’alba: sveglia nella palafitta in mezzo al parco naturale.


Ancora quella “strada” che sarebbe dovuta essere una principale a due corsie…

La zattera che ci ritraghetta nella civiltà: la via rimane sterrata ma ricompaiono le persone, i villaggi e l’acqua potabile. Peccato che il maiale non fosse proprio entusiasta della traversata…


Risaie laotiane.


13 Luglio. Dopo una attenta lettura delle mappe, onde evitare di andare a perderci su qualche altro sentiero selvaggio, decidiamo di entrare in Cambogia dal confine più vicino. Grosso errore di valutazione: la dogana non esiste! Dopo un paio di attraversamenti dei rami del Me Khong ci troviamo in una delle aree più remote della Cambogia senza un regolare visto di ingresso.
Troppo tardi per tornare indietro. Sperando di non essere fermati prima di arrivarci, risolveremo il problema alla dogana di uscita dal paese.

(35 km in sella)



Attraversamento del Me Khong. La Cambogia ci aspetta senza alcuna formalità sull’altra sponda.


Cena da asporto. Tra le varie “delizie” l’uovo d’oca con l’embrione in stadio fin troppo avanzato. Il sapore sarà anche buono ma lo scricchiolio di ossicini, zampe, ali e becco… brrr… fa passare l’appetito.


Ancora una notte in tenda soprelevata. Questa volta invitati dalla signora della palafitta accanto, che ci permette di accamparci nella sua futura dimora che al momento è ancora in costruzione.

14 Luglio. In queste regioni della Cambogia le strade sono sterrate ma fortunatamente percorribili. Ogni tanto si riesce persino a farsi dare uno strappo dai rarissimi fuoristrada di passaggio.
È da qualche giorno che non c’è più alcuna corrispondenza tra i nomi sulle mappe e quelli reali. Il motivo rimane un mistero, l’unica certezza è che farsi dare delle indicazioni corrette diventa pressoché impossibile.

La sera riusciamo ad arrivare nei pressi di Koh Ker: una delle antiche capitali dell’impero angkoriano (930 d.C.). Piantiamo la tenda in mezzo alla giungla all’interno del sito archeologico. Nonostante il caldo, la tenda rimane ben sigillata: è bastato fare due passi con la torcia tra i monumenti per essere presi d’assalto da insetti e aracnidi poco amichevoli, meglio evitare che entrino in tenda.

(38 km in sella, terza bucatura in bici)


Risaie cambogiane.

15 Luglio. In mattinata visitiamo il sito, che si rivela abbastanza deludente.  Nel pomeriggio raggiungiamo il mercato di Siem Reap dove continuiamo il nostro tour della cucina di strada: ogni giorno compare una nuova ricetta o uno spettacolare coloratissimo frutto. Impossibile descriverli, vanno provati!

Notte in tenda nei pressi dei più famosi templi di Angkor: domani ci aspetta una tipica rilassante giornata da turisti.

(91 km in sella)


Mercato di Siem Reap: pulizia delle orecchie giornaliera.

Bellissimo esemplare di ragno gigante.

16 Luglio. Visita allo straordinario complesso dei templi di Angkor. Tutti questi edifici sacri risalgono ai seicento anni di impero khmer noti come periodo angkoriano (IX - XIV secolo d.C.).
Non un raggio di sole in tutto il giorno. Quando c’è da pedalare splende sempre, quando c’è da scattare qualche foto scompare regolarmente sotto una coltre di nubi.

La sera chiediamo il permesso per montare la tenda sotto una tettoia nei pressi di Kompong Pluk. Permesso accordato: iniziamo a montare. Nel giro di qualche minuto si forma il classico capannello di curiosi, ma questa volta c’è anche un poliziotto. Un paio di telefonate e, per la nostra sicurezza, l’agente ci scorta in un posto più idoneo a piantare la tenda.
La situazione è paradossale: siamo clandestini in Cambogia e ci stiamo apprestando a trascorrere una notte in caserma su invito della polizia…
 
(68 km in sella)


Il Bayon: uno dei principali templi angkoriani.


Alcune delle centinaia di volti di Avalokiteshvara scolpiti sulle guglie del Bayon.

Veduta dalla cima del Baphuon.


Porta settentrionale dell’Angkor Thom.

Resti del Ta Nei immersi nella giungla.


Radici colossali avvolgono i resti del Ta Prohm.

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