venerdì 26 luglio 2013

Cambogia meridionale e ingresso in Thailandia.


17 Luglio. La mattina, dopo aver salutato il commissario e i vari poliziotti, ci dirigiamo verso il villaggio sul vicino lago. Kompong Pluk sorge interamente su alte palafitte che nella stagione monsonica permettono ai loro abitanti di rimanere quasi all’asciutto. Nei mesi piovosi il livello del lago può salire anche di sei o sette metri. 
Nel pomeriggio iniziamo a dirigerci verso la cittadella di frontiera di Poipet. Non sappiamo quanto tempo sia necessario a risolvere il problema del visto e non è certo il caso di prolungare eccessivamente il nostro soggiorno clandestino in Cambogia.

(73 km in sella)


Kompong Pluk: villaggio su palafitte nel lago Tonlè Sap.


Tappeto di gamberi nella via principale (unica via) del minuscolo villaggio.

Le scale di casa nella stagione secca.


18 Luglio. Riusciamo a raggiungere il confine nel tardo pomeriggio e ad iniziare le trattative con gli ufficiali di frontiera per uscire da questo limbo nella maniera più rapida e indolore.  Dopo tre ore di discussioni capiamo che questa volta non c’è verso di risolvere la questione in dogana. Il capo lavora nella capitale e qui nessuno ha il potere di metterci il timbro di cui abbiamo bisogno. Oramai è calata la notte; decidiamo di fare uno strappo alla regola e di caricare le bici su un bus di linea in partenza per la capitale. Phnom Penh dista oltre 400km e noi dobbiamo recarci all’ufficio immigrazioni della capitale per ottenere un visto d’uscita dal Paese.

(70 km in sella)


Piacevole sorpresa sulla statale per Poipet: serpenti fritti. Carne compatta e saporitissima!


Vendita di zucche a bordo strada.


19 Luglio. Dopo un viaggio di otto ore, all’alba siamo già nella piccola capitale cambogiana. Le elezioni politiche sono settimana prossima e, fin dal primo mattino, tutte le vie di Phnom Penh sono invase da cortei di motorini, tuk tuk e camioncini.
All’ufficio immigrazione della polizia va tutto per il meglio. Riusciamo a parlare con la persona giusta che ci registra i passaporti come se fossimo entrati in aereo in Cambogia il giorno stesso.
Per i laotiani risulteremo quindi per sempre dispersi nella giungla…

Nel pomeriggio prendiamo un passaggio per la costa sotto una pioggia sempre più insistente.

(60 km in sella)

 

Phnom Penh. Cortei di strada per le elezioni del 28 luglio.

20-21 Luglio. Due giorni nel parco naturale dei monti Cardamomi. Si tratta di una delle ultime zone di foresta primaria dove sono ancora presenti moltissime specie animali in via d’estinzione. Paesaggi da favola, foreste di mangrovie, giungle incontaminate, cascate spettacolari, spiagge deserte, orsi, tigri, coccodrilli, elefanti… peccato che la stagione monsonica sia iniziata due settimane fa e una fittissima pioggia ininterrotta ci costringa ad attraversare questo paradiso naturale senza riuscire a vedere assolutamente niente.

Il pomeriggio del 21 varchiamo il confine con la Thailandia senza problemi. Un timbro e via, siamo passati: da oggi in strada si tiene la sinistra!
Notte in tenda sotto una tettoia in riva al mare.

(14+18 km in sella, quarta bucatura in bici) 


Invito per cena da parte del camionista che ci ha dato un passaggio fino a Koh Kong.

 
Pace notturna in un piccolo villaggio di pescatori lungo la costa thailandese.
 
Palafitta sul fiume.

22 Luglio. Le piogge non accennano a diminuire. Seguiamo la costa verso nord in direzione di Bangkok. Se tutto va bene entro un paio di giorni dovremmo essere fuori da questa regione dove la stagione monsonica è più lunga e intensa. Quando si viaggia in bici e tenda essere sempre bagnati fradici non è proprio l’ideale.
Tappa a Trat per il pranzo. La sera arriviamo a Chanthaburi e troviamo riparo sotto una tettoia.

(55 km in sella)


Mattina: la marea si ritira sulla nostra prima spiaggia tailandese. Le nuvole invece rimangono dove sono.


23 Luglio. La sveglia è puntata all’alba ma anche questa volta ci tocca rimandare la partenza per la forte pioggia. Alle 11.00, mentre siamo ancora rifugiati in tenda, il livello dell’acqua inizia a salire rapidissimamente. Facciamo appena in tempo smontare tutto e caricare le bici che l’acqua ha già ricoperto tutto il terreno. Passiamo il resto del pomeriggio su una piccola piattaforma rialzata del mercato dove i locali stanno caoticamente ammassando tutte le merci. Quando anche le jeep migliori iniziano a fermarsi fumanti in mezzo alla strada, decidiamo di andare a fare un sopralluogo per capire se siamo nel mezzo di un’alluvione o se ci sia ancora una qualche via di uscita. Fortunatamente scopriamo che il "lago" è esteso solo alla zona bassa della città dove si stanno convogliando fiumi d’acqua dalle colline vicine: non è il caso di indugiare oltre. Riconquistiamo la terra ferma con le nostre biciclette grazie ad un paio di catini da cantiere. Giornata fantastica!  



Ore 11.00.  Bancarelle del mercato sotto il temporale (notate il tavolo di bambù appoggiato a quello in plastica).

Ore 13.00. Bancarelle del mercato semisommerse (notate il tavolo di bambù posto sopra quello in plastica).

Ore 14.30.   Bancarelle del mercato sommerse (notate il tavolo di bambù…).



Mercato allagato: operazioni di salvataggio merci.


 
La fuga: la Ste punta verso le acque più profonde…


24 Luglio. Giornata in bici lungo la costa in direzione Bangkok. Notte in spiaggia dopo lunghe peregrinazioni attraverso le zone industriali nei dintorni di Rayong.

(90 km in sella, quinta bucatura in bici)




mercoledì 17 luglio 2013

Giungla laotiana ed “ingresso” in Cambogia.


11-12 Luglio. Da Attappeu ci dirigiamo verso ovest su quella che sulla nostra cartina è indicata come una principale. 130km di pista in terra battuta, attraverso la giungla tra fango e guadi, ci separano dalla nostra apparentemente vicina destinazione. Nei tratti peggiori in cinque ore riusciamo a procedere di soli 20km. Assolutamente impreparati ad un tale percorso ci troviamo a chiedere ospitalità ad una capanna in mezzo alla foresta. Fortunatamente ci accoglie una gentilissima famigliola che ci offre un semplice piatto di riso per rifocillarci, delle bacinelle d’acqua
per lavarci e un tetto sotto cui dormire.
Due giorni impegnativi ma semplicemente fantastici.

Nel pomeriggio del secondo giorno, dopo aver attraversato l’intera riserva naturale, giungiamo infine sulla strada asfaltata che segue il corso del Me Khong (Mekong) da nord a sud. Un passaggio nel cassone di un furgone e siamo davanti alla zattera che porta sull’isola di Khong.

Trascorriamo la notte in una delle palafitte di un tempio buddista.

(71km + 80km in sella)


I primi chilometri fino al paesino di Samanxai. La strada è ancora in ottime condizioni.


Toboga di fango. Se non fosse stato per la pozza in cui terminava ci avrei fatto un giro volentieri.

La strada non promette bene, ma è ancora percorribile.

Guado critico al tramonto. Unica soluzione: smontare tutto e portare un pezzo alla volta fino all’altra sponda.

Le prime luci dell’alba: sveglia nella palafitta in mezzo al parco naturale.


Ancora quella “strada” che sarebbe dovuta essere una principale a due corsie…

La zattera che ci ritraghetta nella civiltà: la via rimane sterrata ma ricompaiono le persone, i villaggi e l’acqua potabile. Peccato che il maiale non fosse proprio entusiasta della traversata…


Risaie laotiane.


13 Luglio. Dopo una attenta lettura delle mappe, onde evitare di andare a perderci su qualche altro sentiero selvaggio, decidiamo di entrare in Cambogia dal confine più vicino. Grosso errore di valutazione: la dogana non esiste! Dopo un paio di attraversamenti dei rami del Me Khong ci troviamo in una delle aree più remote della Cambogia senza un regolare visto di ingresso.
Troppo tardi per tornare indietro. Sperando di non essere fermati prima di arrivarci, risolveremo il problema alla dogana di uscita dal paese.

(35 km in sella)



Attraversamento del Me Khong. La Cambogia ci aspetta senza alcuna formalità sull’altra sponda.


Cena da asporto. Tra le varie “delizie” l’uovo d’oca con l’embrione in stadio fin troppo avanzato. Il sapore sarà anche buono ma lo scricchiolio di ossicini, zampe, ali e becco… brrr… fa passare l’appetito.


Ancora una notte in tenda soprelevata. Questa volta invitati dalla signora della palafitta accanto, che ci permette di accamparci nella sua futura dimora che al momento è ancora in costruzione.

14 Luglio. In queste regioni della Cambogia le strade sono sterrate ma fortunatamente percorribili. Ogni tanto si riesce persino a farsi dare uno strappo dai rarissimi fuoristrada di passaggio.
È da qualche giorno che non c’è più alcuna corrispondenza tra i nomi sulle mappe e quelli reali. Il motivo rimane un mistero, l’unica certezza è che farsi dare delle indicazioni corrette diventa pressoché impossibile.

La sera riusciamo ad arrivare nei pressi di Koh Ker: una delle antiche capitali dell’impero angkoriano (930 d.C.). Piantiamo la tenda in mezzo alla giungla all’interno del sito archeologico. Nonostante il caldo, la tenda rimane ben sigillata: è bastato fare due passi con la torcia tra i monumenti per essere presi d’assalto da insetti e aracnidi poco amichevoli, meglio evitare che entrino in tenda.

(38 km in sella, terza bucatura in bici)


Risaie cambogiane.

15 Luglio. In mattinata visitiamo il sito, che si rivela abbastanza deludente.  Nel pomeriggio raggiungiamo il mercato di Siem Reap dove continuiamo il nostro tour della cucina di strada: ogni giorno compare una nuova ricetta o uno spettacolare coloratissimo frutto. Impossibile descriverli, vanno provati!

Notte in tenda nei pressi dei più famosi templi di Angkor: domani ci aspetta una tipica rilassante giornata da turisti.

(91 km in sella)


Mercato di Siem Reap: pulizia delle orecchie giornaliera.

Bellissimo esemplare di ragno gigante.

16 Luglio. Visita allo straordinario complesso dei templi di Angkor. Tutti questi edifici sacri risalgono ai seicento anni di impero khmer noti come periodo angkoriano (IX - XIV secolo d.C.).
Non un raggio di sole in tutto il giorno. Quando c’è da pedalare splende sempre, quando c’è da scattare qualche foto scompare regolarmente sotto una coltre di nubi.

La sera chiediamo il permesso per montare la tenda sotto una tettoia nei pressi di Kompong Pluk. Permesso accordato: iniziamo a montare. Nel giro di qualche minuto si forma il classico capannello di curiosi, ma questa volta c’è anche un poliziotto. Un paio di telefonate e, per la nostra sicurezza, l’agente ci scorta in un posto più idoneo a piantare la tenda.
La situazione è paradossale: siamo clandestini in Cambogia e ci stiamo apprestando a trascorrere una notte in caserma su invito della polizia…
 
(68 km in sella)


Il Bayon: uno dei principali templi angkoriani.


Alcune delle centinaia di volti di Avalokiteshvara scolpiti sulle guglie del Bayon.

Veduta dalla cima del Baphuon.


Porta settentrionale dell’Angkor Thom.

Resti del Ta Nei immersi nella giungla.


Radici colossali avvolgono i resti del Ta Prohm.

Vietnam centrale e ingresso in Laos.

5 Luglio. Ci dirigiamo verso le montagne di Hoanh Son in cerca di un buon punto di accesso al mare. Nelle ore calde della giornata tentiamo il solito passaggio e veniamo caricati su una pulitissima jeep da una coppia di manager vietnamiti. Sam ha studiato a Londra (LSE) e ora è tornato nel suo paese a gestire una piccola parte di un immenso progetto di una ditta taiwanese. Ci invita a trascorrere la notte nel suo campo a pochi metri da una bellissima spiaggia. A cena ci racconta del progetto per la costruzione di questo nuovo porto commerciale e risponde alle nostre infinite domande. Lui si occupa di una piccola parte di un subappalto alla Samsung ltd. Nel giro dei prossimi quattro anni dovranno preparare 350 giganteschi blocchi di cemento per la base del porto.

(50km in sella)

Le camerate dei 1000 operai che si danno turni da 12 ore di lavoro.



Dopo cena Sam ci porta a vedere il cantiere. Sulla destra uno degli enormi blocchi di cemento pronto per il posizionamento in baia.
6 Luglio. Ancora verso sud sul sentiero di Ho Chi Minh. Ci rimettiamo in marcia verso la grotta di Son Doong. Un’immensa cavità che si snoda per parecchi chilometri sotto la giungla del parco naturale di Phong Nha-Ke Bang.

Notte in tenda sotto la tettoia dell’unico baracchino lungo la strada che è ancora disposto a preparaci una cena alle sette di sera. Nelle zone rurali al tramontar del sole i locali sembrano sparire nel nulla e tutte le attività vengono interrotte. D'altronde credo che farei lo stesso se mi dovessi alzare alle 4.00 di mattina per lavorare.

(115 km in sella)


Ingresso della grotta Son Doong.


L’immensa cavità principale della grotta.


Formazioni calcaree delle camere interne.


La giungla del parco naturale di Phong Nha-Ke Bang.

Maestro del mimetismo??


7 Luglio. In tarda mattinata siamo nuovamente sul mare per un bel bagno rinfrescante. Nelle ore centrali della giornata le temperature sono poco adatte alla bicicletta.

Nel pomeriggio riusciamo a saltare su un T.I.R. che ci porta direttamente a Huè. Arriviamo in città col buio e iniziamo un interminabile giro delle cucine di strada provando una gran quantità di specialità locali veramente ottime.

Piantiamo la tenda in una stradina di campagna a pochi chilometri dal centro per rientrare la mattina seguente.

(93 km in sella)


Imbarcazioni di bambù intrecciato.
Ingresso di Huè: verdissima e rilassante cittadella.

8 Luglio. Colazione estesa dalle 6AM alle 10.00AM saltando da un baracchino al successivo. Le pietanze da provare sono troppe e non vogliamo perdercene neanche una. Facendo due conti a fine abbuffata abbiamo speso poco più di tre euro in due. (Spesso si cena con meno di un euro a testa)

Questo è sicuramente il modo migliore per visitare una città!

Nel pomeriggio ci avviamo verso sud fino allo scoppio del classico temporale. Un passaggio su un camion ci permette di arrivare in tempo all’ambasciata laotiana di Da Nang per ottenere il visto a pochi minuti dalla chiusura. I due valichi di frontiera più vicini sono poco utilizzati e non è sempre possibile ottenere il rilascio del visto al confine.

In serata usciamo a piantar la tenda a sud della città pronti a dirigerci verso il Laos la mattina seguente.

(91km in sella)



Peperoncino ad essiccare al sole.



Passaggio su un camion verso Da Nang insieme a 250.000 lattine di Redbull che stanno viaggiando da Ha Noi a Saigon.
9 Luglio. Dopo esserci persi nelle campagne vicino a Da Nang riusciamo finalmente a immetterci sulla giusta statale. La nostra corsa verso il Laos finisce in un paesino sperduto in mezzo alle montagne dove siamo costretti a ripararci da un violentissimo acquazzone.

All’imbrunire decidiamo di metterci in marcia sotto una leggera e rinfrescante pioggia per tentare di raggiungere la frontiera. Troviamo un passaggio su un furgoncino che sembra stia andando proprio nella nostra direzione, ma finisce con il portarci ad un altro valico di frontiera situato 150km più a sud.

(51km in sella)



Quando apri la tenda e ancora assonnato ti siedi sul muretto a fare il punto sulla cartina… meglio controllare!
10 Luglio. In mattinata passiamo la frontiera tra le montagne e ci troviamo a pedalare su una bellissima strada nella giungla laotiana. Grazie ad un passaggio riusciamo a raggiungere uno dei centri principali del sud del Laos, Attappeu: un complesso di quattro case e un minuscolo mercato. L’atmosfera è rilassatissima, niente più clacson e niente più “hello” urlati ad ogni angolo della strada.
Pranzo al mercato tra frutta e fritti locali. Sulle bancarelle, tra le cibarie, anche qualche varano, scimmiette e grilli in abbondanza.

Notte su una palafitta che durante il giorno è usata dai locali come riparo per gli improvvisi temporali.

(70km in sella)

Primo impatto con la giungla laotiana.

Due su tre dei soggetti delle macro di questo post hanno pensato bene di saltare sull’obbiettivo della macchina fotografica. Gli insetti a queste latitudini sono fin troppo vivaci!



Gioviale venditrice di spiedini di pesce secco al piccolo mercato di Attapeu.