29 Agosto. Riesco
a sbarcare su Pulau Tioman solo nel primo pomeriggio. L’isola è assolutamente
magnifica e interamente ricoperta dalla giungla, se non per qualche minuscolo
sentiero e qualche km della stradina che collega la località
principale al piccolo aeroporto nell’interno. Per il resto, se ci si vuole
spostare da un villaggio all’altro, ci si muove unicamente a piedi o via mare.
Mentre cerco
qualcuno a cui lasciare la bici per un paio di giorni incontro un simpatico e
gentilissimo ragazzo locale, che mi permette di lasciare tutto da lui e mi
invita a dormire sulla sua veranda in riva al mare. Per cena accendiamo un
fuoco in spiaggia e grigliamo un paio di bei pesci pappagallo che riesco a
cacciare prima del tramonto.
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Vista dalla
veranda dove sono stato ospitato per la notte.
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30-31 Agosto.
Zaino in spalla e via nel fitto della giungla per andare a passare una notte
nella spiaggia deserta di Monkey Bay. I pochi turisti
presenti sull’isola si lasciano scoraggiare dalla lunga camminata facendo sì che la baia
rimanga una favolosa oasi naturale dove bisogna veramente fare attenzione a non
fare passi falsi. Serpenti, scorpioni, scimmie e un paio di varani colossali
sono solo una minima parte dei numerosi animali che ho incrociato in baia.
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Una delle
bellissime baie lungo il sentiero per Monkey Bay.
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Ottima preda per
il primo pranzo in baia. Cottura perfetta per questo bellissimo esemplare di
Rainbow Flyer!
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La mattina del
secondo giorno sono nuovamente in acqua fin dalle prime luci dell’alba, pronto
ad un’altra lunga battuta di caccia per procurarmi un buon pranzo. Dopo pochi
minuti prendo il primo pesce, ma senza avere neanche il tempo di sfilarlo dall’arpione e
ricaricare il fucile mi ritrovo con due grossi squali che mi girano
attorno. Cedo più che volentieri il mio pranzo e volo fuori dall’acqua sulle
rocce più vicine. Dopo essermi ripreso dallo spavento e aver discusso a lungo
con una giovane coppia di francesi incontrata in baia, decido di rientrare in acqua per andare all'inseguimento dei più piccoli esemplari che stanno girando in cerca di cibo nelle
acque meno profonde. L’idea di catturare e arrostire in spiaggia uno squaletto
da un metro e venti è decisamente molto allettante, ma purtroppo la battuta di caccia
si conclude senza successo.
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Monkey Bay. Le
tre casette abbandonate nelle quali ho trovato rifugio per la notte insieme a
una coppia di giovani francesi.
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Fotogramma dal
video che stavo girando con la Canon subacquea montata sulla canna del fucile. Questo è uno
degli esemplari che mi hanno rubato il pranzo e regalato due terribili
minuti di terrore.
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Monkey Bay. Le
limpide acque basse della caccia agli squali.
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Sulla via del
ritorno verso il villaggio dove ho lasciato bici e bagagli.
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1 Settembre.
Sveglia all’alba per imbarcarmi sul primo traghetto per la terraferma. Tra bici
e autostop riesco ad arrivare alle porte di Melaka all’imbrunire. Chissà tra
quanto potrò godermi un altro tramonto comodamente sdraiato sul mio zaino nel
cassone di un pick up. Questa è ormai l’ultima notte all’aperto prima di
tornare verso casa.
2 Settembre.
Intera mattinata dedicata allo smontaggio ed imballaggio della bici. Nel
pomeriggio mi faccio incartare da asporto gli ultimi due piatti di Kway Teow
(noodles saltati) e salgo sull’autobus per l’aeroporto. Dopo 180 giorni in giro
per il mondo, dopodomani sarò di nuovo a casa!
Sei mesi
all’andata e una manciata di ore al ritorno: sarà scontato ma mi fa ancora una
certa impressione.
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