mercoledì 4 settembre 2013

Si torna a casa!!

Grazie a Valeria, Niccolò, Francesco, Stefania e Ambra per aver deciso di raggiungermi lungo la via e aver preso parte al viaggio permettendomi di condividere con loro questa avventura.

Grazie alla Libreria Scientifica, all’Autofficina Maggiali e alla Canon per avermi supportato nella realizzazione di questo sogno.

Grazie a tutti coloro che, a casa o lungo il percorso, mi hanno fornito preziosi consigli e si sono impegnati in ogni modo per aiutarmi a risolvere qualsiasi difficoltà.

Grazie a tutte le magnifiche persone incontrate lungo la via che hanno arricchito questa esperienza aprendomi le porte della loro casa e del loro piccolo mondo.

Grazie a tutti voi che siete arrivati a leggere fino a questo punto. Ora che sono in aeroporto vorrei avere ancora almeno qualche giorno a disposizione per continuare a viaggiare ma, come mi ha detto una amica prima di partire, “ un viaggio è bello perchè poi si torna a casa”. Forse è proprio vero. Non posso affermare di avere una voglia matta di andarmene da questi posti incredibili e di terminare questa meravigliosa avventura, ma allo stesso tempo sono contento che sia giunta l’ora di tornare in Italia e di riprendere tutti gli impegni e le attività che avevo interrotto.

Adesso è il momento di premere invio, spegnere il pc, chiudere lo zaino e salire sull’aereo che mi riporterà a Milano. Poche ore e, anche se solo geograficamente, sarò di nuovo al punto di partenza.




Ultimi giorni in Malesia: Pulau Tioman.


29 Agosto. Riesco a sbarcare su Pulau Tioman solo nel primo pomeriggio. L’isola è assolutamente magnifica e interamente ricoperta dalla giungla, se non per qualche minuscolo sentiero e qualche km della stradina che collega la località principale al piccolo aeroporto nell’interno. Per il resto, se ci si vuole spostare da un villaggio all’altro, ci si muove unicamente a piedi o via mare.
Mentre cerco qualcuno a cui lasciare la bici per un paio di giorni incontro un simpatico e gentilissimo ragazzo locale, che mi permette di lasciare tutto da lui e mi invita a dormire sulla sua veranda in riva al mare. Per cena accendiamo un fuoco in spiaggia e grigliamo un paio di bei pesci pappagallo che riesco a cacciare prima del tramonto.


Vista dalla veranda dove sono stato ospitato per la notte.

30-31 Agosto. Zaino in spalla e via nel fitto della giungla per andare a passare una notte nella spiaggia deserta di Monkey Bay. I pochi turisti presenti sull’isola si lasciano scoraggiare dalla lunga camminata facendo sì che la baia rimanga una favolosa oasi naturale dove bisogna veramente fare attenzione a non fare passi falsi. Serpenti, scorpioni, scimmie e un paio di varani colossali sono solo una minima parte dei numerosi animali che ho incrociato in baia.



Una delle bellissime baie lungo il sentiero per Monkey Bay.

 

Misure antiscimmia (insufficienti). Quando sono uscito dall’acqua, l’intero contenuto della tasca superiore era sparso in spiaggia: coltelli, i-pod, pastiglie di antimalarico, macchina fotografica e banconote lanciate in giro! In una scorribanda successiva, mentre ero intento a cucinare i pesci, sono riuscite a fregarmi i noodles crudi che mi ero portato per cena. Maledette!
 Spero solo che non arrivino mai a capire che presentandosi in paese con soldi e macchine fotografiche potrebbero ottenere ben più di un pacco di noodles…

Ottima preda per il primo pranzo in baia. Cottura perfetta per questo bellissimo esemplare di Rainbow Flyer!

 La mattina del secondo giorno sono nuovamente in acqua fin dalle prime luci dell’alba, pronto ad un’altra lunga battuta di caccia per procurarmi un buon pranzo. Dopo pochi minuti prendo il primo pesce, ma senza avere neanche il tempo di sfilarlo dall’arpione e ricaricare il fucile mi ritrovo con due grossi squali che mi girano attorno. Cedo più che volentieri il mio pranzo e volo fuori dall’acqua sulle rocce più vicine. Dopo essermi ripreso dallo spavento e aver discusso a lungo con una giovane coppia di francesi incontrata in baia, decido di rientrare in acqua per andare all'inseguimento dei più piccoli esemplari che stanno girando in cerca di cibo nelle acque meno profonde. L’idea di catturare e arrostire in spiaggia uno squaletto da un metro e venti è decisamente molto allettante, ma purtroppo la battuta di caccia si conclude senza successo.

 

Un sottilissimo serpente sugli alberi in riva al mare.


Monkey Bay. Le tre casette abbandonate nelle quali ho trovato rifugio per la notte insieme a una coppia di giovani francesi. 



Fotogramma dal video che stavo girando con la Canon subacquea montata sulla canna del fucile. Questo è uno degli esemplari che mi hanno rubato il pranzo e regalato due terribili minuti di terrore.



Monkey Bay. Le limpide acque basse della caccia agli squali.


Sulla via del ritorno verso il villaggio dove ho lasciato bici e bagagli.




1 Settembre. Sveglia all’alba per imbarcarmi sul primo traghetto per la terraferma. Tra bici e autostop riesco ad arrivare alle porte di Melaka all’imbrunire. Chissà tra quanto potrò godermi un altro tramonto comodamente sdraiato sul mio zaino nel cassone di un pick up. Questa è ormai l’ultima notte all’aperto prima di tornare verso casa. 


2 Settembre. Intera mattinata dedicata allo smontaggio ed imballaggio della bici. Nel pomeriggio mi faccio incartare da asporto gli ultimi due piatti di Kway Teow (noodles saltati) e salgo sull’autobus per l’aeroporto. Dopo 180 giorni in giro per il mondo, dopodomani sarò di nuovo a casa!
Sei mesi all’andata e una manciata di ore al ritorno: sarà scontato ma mi fa ancora una certa impressione.