sabato 18 maggio 2013

Attraversamento del Turkmenistan e ingresso in Uzbekistan

13 Maggio. Alle 10 lasciamo il consolato con il visto in tasca e ci dirigiamo verso il confine. Ultimo pieno di diesel da 3 euro e siamo pronti a lasciare il paese. Dopo infinite discussioni con i doganieri iraniani riusciamo a superare il confine e passare al lato turkmeno. Per la prima volta ci fanno smontare tutti i bagagli e fanno un controllo quasi serio del veicolo. (In Iran, dopo aver aperto le portiere ed il bagagliaio erano scappati senza aver neanche provato a sollevare una delle borse puzzolenti). Quasi tutti i doganieri sono ragazzi tra i 16 e i 20 anni e per fortuna uno di loro parla qualche parola di inglese. Dopo una serie di bollettini e pagamenti vari ci viene rilasciata una mappa con segnato un percorso al quale attenerci. Usciamo dalla dogana al calar del sole e ci avviamo verso nord seguendo l’unica strada esistente. Incrociamo quattro posti di blocco nel giro di un’ora e veniamo fermati ogni singola volta. Ormai esausti, decidiamo di trovare un campo dove fermarci e piantare la tenda per la notte.

(Dopo un mese in Iran finalmente birra e pantaloncini corti)


Ultimi cartelli iraniani pochi chilometri prima della dogana turkmena


14 Maggio. Decidiamo di provare a uscire dal percorso assegnatoci per attraversare il paese seguendo la strada che passa dalla capitale. Per fortuna va tutto liscio. Ad Ashgabat veniamo fermati dalla polizia numerose volte ma riusciamo a non mostrare mai la cartina. Un poliziotto ci ferma con tanto di sirena per venire a lamentarsi della scarsa pulizia della nostra auto, ma non parlando inglese rinuncia a multarci. (E pensare che essendo a conoscenza di questa legge l’avevamo anche lavata subito prima di attraversare il confine!)

Ashgabat, 10.30 di mattina, 36 gradi all’ombra. La capitale sembra una città fantasma. Le strade sono pulitissime e gli edifici sono tutti perfettamente bianchi e scintillanti. Nelle vie del centro nessuno cammina per strada e ci sono poliziotti ogni cento metri per verificare che non vengano scattate fotografie. Le strade sono a quattro o sei corsie ma senza la possibilità di parcheggiare o sostare e sono anch’esse quasi deserte. L’atmosfera è surreale. Perfino nel cortile dell’immenso complesso universitario incontriamo pochissimi studenti. Ci viene il dubbio che sia un giorno di festa nazionale ma non è così. Sembra che questa sia la normalità.

(Di trovare una connessione ad internet non se ne parla)

L’ex presidente Niyazov ha cosparso la città di statue in oro che lo rappresentano. Durante il suo mandato ha iniziato la costruzione di un’infinità di palazzi e monumenti moderni nella capitale(tutti rigorosamente bianchi), senza curarsi del resto del paese che, per quanto abbiamo visto, cade tuttora a pezzi. Oltre a queste ambiziose opere architettoniche aveva dato ai mesi dei nuovi nomi ispirati ai membri della sua famiglia, vietato l’ascolto della musica in auto e promosso altre numerose folli iniziative. Dopo una visita in un paesino nel deserto che non è risultato di suo gradimento ha persino deciso di raderlo al suolo e farlo cancellare dalle mappe!



Nonostante l’attuale presidente sia decisamente più moderato e sobrio del suo predecessore, le sue foto appaiono numerose in ogni angolo del paese.
Ashgabat. I palazzi bianchi e le strade deserte della capitale.


Una delle decine di costruzioni volute dal presidente.


L’ex presidente ritratto da bambino (in oro) seduto sul mondo. Modesto e umile…

Ashgabat. Uno degli immensi e numerosissimi uffici governativi.


Ashgabat. Un altro degli immensi e numerosissimi uffici governativi.

Il cambio della guardia. Come tutte le altre foto, scattata da sotto la maglietta approfittando di un momento di distrazione.
 


Nel pomeriggio ci avviamo verso nord alla ricerca degli spettacolari crateri di Darvaza. La segnaletica è completamente assente in tutto il paese. L’unico modo per muoversi per il Turkmenistan è chiedere informazioni ad ogni incrocio. La strada è devastata da buche, solchi e sassi che rendono la guida poco piacevole. Lungo i 250 km che percorriamo verso nord incontriamo numerosissimi camion fermi a bordo strada per guasti; al tramonto ci dobbiamo fermare anche noi per una foratura.

Poco dopo aver riparato il cerchione accostiamo per chiedere informazioni ad un posto di blocco. Siamo almeno 500 km fuori dall’itinerario consentito ma per fortuna non ci chiedono di controllare i documenti. Il poliziotto risponde alla nostra domanda e ci fornisce delle informazioni molto chiare sul come raggiungere il cratere. Quattro parole: Gps, Jeep, No Car!

Aspettiamo il buio e puntiamo il bagliore del cratere seguendo una sterrata. Un’ora più tardi siamo arenati su una pista sabbiosa senza possibilità di andare da nessuna parte. Poche possibilità di scelta. Piantiamo la tenda per la notte e, dopo una abbondante cena, ci avviamo a piedi verso il cratere. Alle quattro di mattina siamo di ritorno alla macchina dopo un’escursione che sarà difficile dimenticare.



Il cratere noto come "Mouth of Hell" si trova abbandonato in mezzo al deserto in fondo ad una pista sabbiosa. Sull’orlo del precipizio, attirati dalla luce e dal calore, continuano a schiantarsi al suolo degli insetti incredibili con dimensioni e rombo da elicotteri.

Il cratere è il risultato di alcuni esperimenti sovietici degli anni ’50. Probabilmente dei tentativi mal riusciti di estrarre il gas da un giacimento che ancora oggi alimenta questo fuoco perenne.

15 Maggio. Alle otto siamo già in piedi per il caldo. Dopo una buona mezzora di scavi riusciamo a liberare l’auto dalla sabbia e percorrere quel tratto di pista sabbiosa in cui eravamo finiti la notte precedente. Ci avviamo verso il confine nord con l’Uzbekistan; il visto di transito che ci hanno concesso (l’unico ottenibile) scade domani.

Usciti dalla zona desertica ci fermiamo per un bagno rinfrescante in un fiume e ne approfittiamo per farci anche uno shampoo. Dei pescatori locali ci invitano a fermarci per un tè lungo la sponda del corso d’acqua.

Trascorriamo la notte ospitati nel cortile di una casa di campagna nei pressi del confine.



Scavi per permettere alla Passat di prendere velocità e galleggiare sulla sabbia per qualche decina di metri. Oramai abbiamo affinato la tecnica!

Quarta bucatura del viaggio. Anche se può sembrar strano le ruote si riparano a martellate. In realtà non si tratta di buchi nella gomma del copertone ma di terribili ammaccature dei cerchioni che fanno uscire l’aria in un sol colpo. È sufficiente quindi riportare il cerchione alla sua forma originale e rigonfiare la ruota.

16 Maggio. Intera mattinata in dogana. Risolviamo con qualche dollaro extra i problemi per esserci presentati ad una dogana dall’altra parte del paese rispetto a quella prevista. Nel primo pomeriggio siamo già liberi.

In Uzbekistan il taglio più grande vale 30 centesimi di euro. Quando si cambia anche solo qualche decina di euro si riceve un pacco di banconote che è veramente difficile nascondere.

Mentre tentiamo di cambiare soldi al mercato nero del bazar di Nikis incontriamo Roman: un simpatico ragazzo locale che ci porta a fare un tour della sua città e ci ospita per la notte.

Ci racconta alcune storie interessanti sul suo paese. Ci parla di repressioni passate sotto silenzio e dei parecchi problemi nella gestione delle ricchezze naturali del paese.

Tra le varie curiosità ci racconta anche che in autunno tutti i dipendenti pubblici e gli studenti vengono chiamati a lavorare nei campi per la raccolta del cotone. Nessuna possibilità di rifiutarsi di andare se non pagando trecento dollari (cosa che quasi nessuno può permettersi di fare).

 

Cena da Roman. Ragazzo conosciuto nel bazar di Nikis.

 
17 Maggio. Visita alla cittadina fortificata di Xiva. È da quando siamo entrati in Uzbekistan che stiamo cercando del diesel ma sembra che tutte le pompe di benzina siano chiuse. Per fortuna abbiamo circa 1900 km di autonomia e per ora siamo ancora abbastanza tranquilli.

 

Dopo cena il locandiere ci permette di coricarci per la notte sui tappeti e materassi sui quali di solito ci si siede per mangiare. Ottima sistemazione.

Le strade sono terribili. La statistica bucature sta degenerando: 6 nell’ultima settimana. (7 dall’inizio del viaggio)

Pompa di benzina super. Il diesel è introvabile in questa zona del paese.


Xiva. Mura esterne della cittadina fortificata.



Xiva. Minareto incompleto.


Tre simpatici vecchietti conosciuti all’ombra di un albero in una piazzetta di Xiva.
 

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